L’ufficialità non c’è. Non ancora, almeno. Ma dovrebbe arrivare stasera o al massimo domani. Di Maio sembra deciso a lasciare il “suo” Movimento, quello che ha contribuito a far crescere e che poi ha consegnato all’avvocato del popolo, Giuseppe Conte. I suoi fedelissimi stanno raccogliendo le firme per decretare la spaccatura: un gruppo di parlamentari transiterebbe in nuovi gruppi alla Camera e al Senato, separando così le strade di Giggino e quelle dei Cinque Stelle.
Sono ore frenetiche, quelle che sta vivendo la maggioranza di governo. I grillini sono da giorni in fibrillazione. Conte sembra deciso a fare uno sgambetto a Draghi chiedendo di mettere un freno all’invio delle armi all’Ucraina. Di Maio non condivide la posizione e non l’ha mandato a dire. Prima ha attaccato il leader del M5S per la sconfitta elettorale. Poi l’ha accusato, in sostanza, di mettere a rischio la linea atlantista del governo. E infine si è lamentato del troppo “odio” espresso nei suoi confronti. In mezzo è esplosa anche la questione del doppio mandato, con Giggino che rischia di restare fuori dai giochi al prossimo giro.
I toni nei giorni scorsi si sono inaspriti al punto che per una sera si era quasi profilata la “cacciata” del ministro dal Movimento, mossa poi congelata per motivi tecnici. Ora però sembra essersi consumato lo strappo: secondo quanto riporta l’Ansa, in Parlamento i “dimaiani” stanno raccogliendo le firme per formare un gruppo separato dal Movimento. Pare che l’ex capo politico pentastellato abbia un seguito sufficiente allo scopo.
Stando alle indiscrezioni raccolte da questo nostro sito, Di Maio spererebbe in una 70ina di fedelissimi. Non è detto ci arrivi. Gli esperti di pallottolieri parlamentari assicurano che quelli disposti a lasciare la creatura di Beppe Grillo siano tra i 30 e i 40 esponenti. Forse 50. Dal punto di vista tecnico, alla Camera la formazione del nuovo gruppo sarebbe semplice (bastano 20 deputati) mentre al Senato si sta cercando un “simbolo” che permetta a Di Maio di creare una propria compagine. La rottura potrebbe avvenire già oggi durante le comunicazioni del presidente del Consiglio Draghi in vista del Consiglio europeo: se il M5S guidato da Conte dovesse arrivare allo strappo sulle armi, è facile che Di Maio colga l’occasione per andarsene. E provare a stabilizzare l’esecutivo del premier.