La circolare interna firmata dal rettore dell’Università di Bari, Stefano Bronzini, parla chiaro: “Alla luce delle evoluzioni riguardanti il quadro geopolitico mondiale”, nella seduta del 26 marzo il Senato Accademico “ha deciso di riconvocarsi per una riunione monotematica per analizzare le collaborazioni in essere con imprese o università israeliane del settore bellico militare”. Per meglio deliberare, i direttori di Dipartimento sono stati “invitati”, cioè obbligati, a “compilare e diffondere” un form all’interno della propria struttura per permettere una “ricognizione” delle “collaborazioni in essere” con aziende o Atenei di Israele che abbiano a che fare col settore bellico. Detto in altre parole, come ci fa notare la fonte che ci ha fornito il documento esclusivo, si tratta di vere e proprie liste di proscrizione che tanto ricordano orribili scenari del passato. “Vorrei giusto ricordare che tra le azioni che diedero inizio all’Olocausto ci fu l’obbligo di registrazione delle proprietà ebree”.
Per darvi l’idea dell’aria che tira, sappiate che chi ci ha segnalato la circolare indirizzata ai Direttori di dipartimento ha ritenuto più sicuro non firmarsi perché “purtroppo non tira una bella aria”. Ed è comprensibile, visto quanto sta succedendo: a Torino gli studenti pro-Palestina irrompono al Senato accademico e impongono ai professori il boicottaggio di Israele (checché ne dica il rettore Geuna e il suo presunto “momento di ascolto”); 1700 docenti firmano contro la collaborazione con Tel Aviv; e le piazze di tutta Italia ribollono. La notizia però è clamorosa ed è la dimostrazione di come all’inferno si scenda a piccoli passi: si inizia con le okkupazioni pro-Hamas, si passa dall’uso improprio della parola “genocidio” brandita come Protocolli dei Savi di Sion e si arriva a contestare l’ebreo David Parenzo, a silenziare il filo-israeliano Maurizio Molinari, a sputare in strada a due ortodossi. Fino a schedare, ed è quanto sta succedendo a Bari, chiunque abbia collaborazioni scientifiche con istituti israeliani.
Quello che la circolare non spiega è che in occasione dell’ultimo Senato Accademico, proprio come avvenuto a Torino, Milano, Bologna e in tante altre città, i collettivi studenteschi di “Cambiare rotta” hanno occupato i corridoi del rettorato, messo in scena “una manifestazione molto rumorosa” al punto da impedire ai senatori di entrare in aula e “hanno quasi sfondato la porta”. Il risultato è presto detto: il Senato ha deciso di piegarsi alle volontà di questa minoranza di studenti e ha riconvocato per domani, 9 aprile, una riunione apposita e monotematica. Cambiare Rotta aveva esultato: “Siamo riusciti a strappare una seduta straordinaria per discutere del bando Maeci” oltre alla “decisione di Bronzini di dimettersi dalla fondazione Med-Or” e “alla messa in discussione degli accordi da noi intercettati nei singoli dipartimenti”. Da qui è partita la lista di proscrizione. Ennesimo passettino verso l’inferno.