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Città esclusive: Vannacci svela il lato oscuro del green

L’undicesimo capitolo del libro Il Mondo al Contrario di Roberto Vannacci

vannacci libro città green © Fahroni tramite Canva.com

Nel penultimo capitolo del suo libro, il generale Vannacci tratta delle “nuove città” e dei nuovi disagi a esse correlate. L’autore critica le emergenti e le affermate metropoli, che sono sempre più grandi, più popolose e al contempo, paradossalmente, sempre più proibitive. I grandi centri urbani, infatti, sono afflitti da un caro-vita speciale, legato principalmente a due fattori: le presunzioni “green” delle loro amministrazioni comunali e l’eccessiva domanda di abitarle.

Il fattore “green”

Vannacci riprende molti dei concetti già espressi nel capitolo sull’ambientalismo, fino a calarli nel particolare contesto dei grandi centri urbani e sviscerarli nelle proprie (gravi) implicazioni economico-sociali.

La propaganda verde, con la voglia esasperata di trasformare la morfologia di interi comuni in sua funzione, sarebbe futile e insostenibile.

Il generale, a questo proposito, attacca varie iniziative “ecologiche”, evidenziandone le disfunzionalità:

Tanta richiesta, tanta inflazione

Come già scritto, il secondo fattore che renderebbe esclusiva la vita nelle grandi città sarebbe proprio la voglia di moltissimi di abitarle. Una legge basilare di mercato sancisce che: se l’offerta non viene adeguata alla crescente domanda, il prezzo del bene/servizio aumenta. Dunque, fino a che la tendenza sarà quella di spostarsi da ogni dove verso Roma o Milano, Roma e Milano, non potendo soddisfare tutti i flussi in entrata, si renderanno ambienti più elitari, livellando in su il prezzo di tutto.

In definitiva, Vannacci propone di incentivare il ripopolamento delle città medio-piccole e delle campagne. Ciò avrebbe l’effetto di stazionare più in basso il costo medio della vita ovunque ed evitare i disagi proveniente dal sovrappopolamento nelle grandi città. “Bisognerebbe portare fuori dalle cinte urbane gli uffici, le università, la pubblica amministrazione, alcuni ospedali e tutto quanto sia decentrabile. Procedere alla rigenerazione urbana significherebbe riappropriarsi di zone degradate e abbandonate” scrive l’autore, consapevole comunque che sarebbe “un lavoro lungo generazioni, strutturale, progressivo e continuo, ma l’unico che ci potrà garantire soluzioni reali e pragmatiche”.

Gabriele Nostro, 2 ottobre 2023