di Andrea Maddalosso
Gli attacchi alla cultura e all’integrità nazionale, da parte della sinistra, non lasciano certo attendere troppo tempo prima di tornare a far parlare l’opinione pubblica. Stavolta, protagonista della vicenda troviamo il sindaco di Livorno Luca Salvetti e i consiglieri del Pd, che con le recentissime parole, a seguito della proposta da parte delle forze di centrodestra e votata anche dai 5 Stelle, ad intitolare una strada alla giornalista e scrittrice, Oriana Fallaci, hanno destato nella città labronica non poco scandalo.
“Non è il momento di intitolare una via ad Oriana Fallaci, una figura troppo divisiva, in un periodo in cui non possiamo permetterci ulteriori divisioni, inoltre non aveva alcun rapporto con la città”. Queste le parole del sindaco e della maggioranza a guida Pd. Forse per le sue posizioni forti contro l’Islam che, a quanto ci racconta la Fallaci, dava prova della sua ferocia incontrastata contro le donne, in un aneddoto narrato ne “La rabbia e l’orgoglio” a cui assistette in Pakistan. Una donna condannata e uccisa brutalmente in piazza per essersi permessa di ridere per strada.
Occorre poi chiedersi, ma quale altro personaggio illustre a cui è stata intitolata una piazza o una via della città, avesse realmente rapporti con la città? Come in ogni altra città del mondo. In aggiunta il sindaco ha dato prova della sua totale inconsapevolezza non solo per il motivo appena detto. Tutti noi che conosciamo Oriana, non possiamo non conoscere il suo noto romanzo “Un cappello pieno di ciliegie”, un capolavoro di oltre 500 mila copie vendute nei primissimi giorni dalla pubblicazione postuma del 2008, scritto tra i primi anni ’90 fino al 2006.
Le accuratissime ricerche a cui ella provvide per la stesura, i numerosi soggiorni a Livorno per reperire documenti necessari a uno scrupolosa e attendibile elaborazione dell’opera, ambientata tra la metà del ‘700 e per tutto il corso dell’800 (precisamente fino al 1889, essendo deceduta a causa di una malattia polmonare nel 2006, prima di riuscire a proseguire la storia fino al 1944). E non possiamo non sapere che Oriana avesse avuto degli antenati, la citata famiglia Launaro originari proprio di Livorno che, nell’omonimo romanzo abitavano nel suggestivo quartiere “Venezia”, esattamente negli “Scali del Monte Pio”, una famiglia audace che si conquistava da vivere incontrando non poche avversità. Le dettagliate citazioni nel libro, dall’arrivo delle truppe francesi di Napoleone in “Piazza d’Armi” (oggi Piazza Grande) ai vari personaggi livornesi, come lo scultore Emilio Demi, i rivoluzionari Domenico Guerrazzi e Filippo Buonarroti, nonché le accurate descrizioni dei quartieri durante le sanguinose battaglie dei moti rivoluzionari.
Per cui, qualcuno dovrebbe chiedere adesso al sindaco di scusarsi con la cittadinanza e con la stessa scrittrice per l’ignoranza della sua affermazione, la prima prerogativa di un rappresentante delle istituzioni deve essere la conoscenza della cultura italiana, in particolare quella locale e la sua valorizzazione.
L’energia di Oriana Fallaci e il suo lascito come giornalista e come donna, nutre ancora indubbiamente il nostro orgoglio e la nostra cultura nazionale, essendo una delle autrici più lette al mondo, con le sue difficili interviste in medio oriente agli uomini più potenti del ‘900, la sua profonda conoscenza della cultura islamica, quella che non si trova spesso nei libri, e il suo indiscutibile contributo letterario, dando alla nostra Italia un prestigio difficilmente ripetibile.