La Moldavia, una nazione dell’Europa orientale con una popolazione che si aggira intorno ai 2,6 milioni di abitanti, si trova al centro di un clamoroso risultato elettorale sulla sua possibile adesione all’Unione Europea. La tematica, oggetto di un recente referendum, ha polarizzato l’opinione pubblica fra chi identifica nell’eventuale ingresso nell’Ue un’opportunità per allinearsi agli standard di vita e democratici propri dell’Europa e chi, al contrario, teme che ciò possa tradursi in una perdita di autonomia nazionale e potenziali ripercussioni negative.
La fase finale del conteggio dei voti ha riservato una sorpresa. Inizialmente, la corrente contraria all’adesione sembrava avere la meglio, tuttavia, con l’aggiunta dei voti provenienti dalla diaspora moldava, il trend si è invertito. Al conteggio del 98% delle schede, il “sì” aveva raccolto il 50,08% dei voti, generando un cambiamento di scenario inatteso.
Alla fine il risultato ha premiato gli europeisti, ma di un soffio. Con 2.200 sezioni scrutinate su 2.219 il Sì è in testa al 50,31% e 742.819 voti. Il No ha 733.711 voti e il 49,69%. Manca dunque la scelta di 2.423 votanti mentre lo scarto a favore del sì è di 9.108 voti.
Vada come vada, di certo non si tratta di una vittoria “schiacciante” per i favorevoli all’adesione, soprattutto perché a ribaltare il voto sono stati i cittadini che hanno votato da fuori la Moldavia.
Il referendum è stato accompagnato da denunce di interferenze da parte esterna, prontamente negate dal Cremlino. La presidente moldava Maia Sandu ha manifestato preoccupazione per questi tentativi di influenzare il processo democratico, denunciando “un assalto senza precedenti alla democrazia” del paese. Sandu ha dichiarato di voler opporsi con fermezza a qualunque forma di interferenza, imputando a organizzazioni criminali e forze esterne nemiche (tradotto: la Russia) la diffusione di falsità e propaganda con l’intento di destabilizzare la nazione.
Le elezioni presidenziali in Moldavia, in tale contesto, assumono un’importanza ancora maggiore. Con quasi il 42% dei voti raccolti al primo turno, Maia Sandu si appresta a un confronto al ballottaggio con Alexandr Stoianoglo, che al primo turno ha raccolto il 26% dei voti ed è appoggiato da correnti filo-russe. Il duello tra i due candidati è visto come un punto di svolta ideologico e strategico riguardo l’orientamento futuro del paese.
Sandu, che nel 2020 è diventata la prima donna presidente della Moldavia, ha ottenuto riconoscimenti internazionali per il suo impegno verso la trasparenza e l’integrità. Il suo mandato è stato caratterizzato dalla volontà di ridurre l’influenza russa sulla politica moldava, in un periodo di crescenti tensioni in Ucraina, e dal desiderio di avviare il paese verso l’integrazione europea. Il referendum è stato visto come un mezzo per consolidare questa direzione, anche se il risultato ha evidenziato una realtà nazionale frammentata e incerta.
Dal punto di vista geopolitico, la Moldavia si colloca in una posizione delicata, al crocevia tra l’Unione Europea e la Russia, e vicino a paesi come l’Ucraina, teatro di conflitto, e la Georgia.
di Franco Lodige, 21 ottobre 2024