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Clamoroso Sinner, accordo con Wada sul doping: squalificato tre mesi

L’annuncio ufficiale dell’agenzia contro il doping: “Ma Jannik non voleva imbrogliare, nessun beneficio atletico”

Jannik Sinner
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La notizia è clamorosa: Jannik Sinner ha trovato un accordo con la Wada e sconterà tre mesi di squalifica per il caso doping. L’agenzia lo ha comunicato ufficialmente confermando “di aver concluso un accordo per la risoluzione del caso del tennista italiano, che ha accettato un periodo di tre mesi di inammissibilità per una violazione della regola del doping che lo ha portato ad un test positivo per il clostebol, una sostanza vietata, nel marzo 2024″.

L’accordo Sinner-Wada

Nei mesi scorsi, dopo l’esito positivo del test, Sinner era stato “assolto”. Ma per la Wada non si trattata di una sentenza equa. “Come abbiamo dichiarato a settembre, la Wada ritiene che la conclusione di ‘nessuna colpa o negligenza’ non fosse corretta secondo le norme correnti, e chiede un periodo di sospensione compreso tra uno e due anni”, aveva detto nei giorni scorsi James Fitzgerald, portavoce della Wada in un’intervista al quotidiano La Stampa. La posizione dell’Agenzia Mondiale Antidoping, sul caso Clostebol, era chiara: non ha mai chiesto la cancellazione delle vittorie di Sinner, ma aveva comunque fatto ricorso al Tas. “Direi che il principio della responsabilità oggettiva è di fondamentale importanza per sostenere la correttezza nello sport – aveva aggiunto Fitzgerald -. Senza di esso non ci sarebbe alcun antidoping e i drogati vincerebbero. Se un atleta positivo a una sostanza proibita non dovesse spiegare da dove proviene, o come è entrata nel suo organismo, sarebbe fin troppo facile per chi ha imbrogliato sfuggire a sanzioni significative”. Per la Wada infatti “è risaputo che alcune sostanze possono essere assunte allo scopo di mascherare l’ingestione di altre. La classe di sostanza degli agenti mascheranti comprende principalmente i diuretici, ma include anche probenecid e gli espansori al plasma, nonché sostanze con una struttura chimica simile che alterano i campioni di doping, modificano escrezioni urinarie o nascondono la presenza di altri agenti dopanti. Importante che tali agenti mascheranti siano presenti nell’elenco delle sostane e dei metodi proibiti”.

Le tappe della vicenda Sinner

Nel comunicato si legge che lo scorso settembre la Wada aveva “presentato un ricorso alla Corte Arbitrale dello Sport (CAS) per il caso di Sinner, che era stato giudicato esente da colpe o negligenze da un tribunale indipendente. Nonostante il ricorso, le circostanze relative a questo caso specifico hanno fatto sì che, al fine di garantire un esito equo e appropriato, la Wada fosse disposta a stipulare un accordo transattivo, ai sensi dell’articolo 10.8.2 del Codice Mondiale Antidoping”. La Wada “accetta la spiegazione dell’atleta sulla causa della violazione, così come delineata nella decisione di primo grado” e “riconosce che il signor Sinner non aveva intenzione di imbrogliare e che la sua esposizione al clostebol non ha fornito alcun beneficio in termini di miglioramento delle prestazioni ed è avvenuta a sua insaputa a causa della negligenza dei membri del suo entourage. Tuttavia, secondo il Codice e in virtù dei precedenti del Cas, un atleta è responsabile della negligenza del suo entourage. Sulla base dei fatti unici di questo caso, una sospensione di tre mesi è considerata appropriata”. Come già detto, “la Wada non ha chiesto la squalifica di alcun risultato, se non quella precedentemente imposta dal tribunale di prima istanza. La Federazione Internazionale di Tennis e l’Agenzia Internazionale per l’Integrità del Tennis, entrambe co-rispondenti all’appello del CAS della WADA, nessuna delle quali ha fatto ricorso contro la decisione di primo grado, hanno entrambe accettato l’accordo per la risoluzione del caso“.

La dichiarazione di Sinner

“Questo caso pendeva su di me ormai da quasi un anno e il processo ancora aveva un tempo lungo con una decisione che forse sarebbe arrivata solo alla fine dell’anno”, ha detto a caldo Sinner in una nota. “Ho sempre accettato di essere responsabile della mia squadra e ritengo che le rigide regole della Wada siano una protezione importante per lo sport che amo. Su questa base ho accettato l’offerta della Wada di risolvere il presente procedimento sulla base di una sanzione di tre mesi”

Il processo a Losanna sarebbe dovuto tenersi il 16 e 17 aprile dopo il ricorso. Ma adesso è arrivato l’accordo e così la Wada “ha formalmente ritirato il suo ricorso al CAS”. E la partita si chiude qui.

Articolo in aggiornamento