Politiche green

Clima, colpo di scena: tifosi green d’accordo coi “negazionisti”

I catastrofisti cambiano idea: ai “cambiamenti climatici” bisogna adattarsi, non mitigarli. Basta sperperare denaro inutilmente

© urbazon e Giulio_Fornasar tramite Canva.com

I casi sono due. O Verdi, Legambiente, Wwf, M5S, Mario Tozzi, Pd e i loro sodali hanno una faccia di bronzo di tale qualità premium, e di sì squisita fattura, che quello usato per forgiare i giganti di Riace o il Davide può considerarsi materiale di scarto. Oppure i medesimi si sono convertiti – ed era ora! – al negazionismo climatico nell’accezione che essi danno quando parlano con, o pensano a, quelli come me.

Sentite qua cosa ha avuto il coraggio di dichiarare, senza arrossire, il presidente di Legambiente, tale Stefano Ciafani: «Il governo di Giorgia Meloni perde di vista le vere priorità del Paese, che sono gli interventi di messa in sicurezza del territorio e di adattamento al clima». Gli fa eco il lamento, senza alcun rossore anch’esso, del collega del Wwf: «Il piano di adattamento ai cambiamenti climatici è scomparso dai radar del dibattito pubblico». Cinguetta a ruota, pallida, la signora Elly Schlein: «Il governo non investe a sufficienza sulla prevenzione del dissesto». Simili sono state le dichiarazioni degli altri nominati: un coro concorde a invocare interventi per l’adattamento a quelli che essi stessi – tutti nella beata ignoranza – chiamano cambiamenti climatici.

Ma come: per anni quei bronzei volti hanno invocato gli interventi di mitigazione climatica, interventi che hanno eseguito con metodica pazzia, sperperando miliardi di denaro pubblico nella convinzione di governare il clima e ora, senza neanche arrossire, danno addosso a questo governo perché non ha quelle dighe, casse d’espansione, invasi, argini che la Schlein ha negato alla Regione Emilia-Romagna quando aveva lì la delega, – cito testualmente – per il «Patto per il clima», e che tutti gli altri hanno osteggiato come sempre hanno osteggiato qualunque cosa più complessa del passo carraio.

Per due decenni, il presupposto scientifico – si fa per dire – di costoro è stato: a) il clima sta cambiando per colpa nostra che usiamo petrolio, carbone e gas, b) il clima che cambia è causa di eventi meteo severi; 3) per evitare questi dobbiamo smettere di usare i combustibili fossili, attuare la transizione energetica ed installare parchi eolici e fotovoltaici. E, ovunque hanno governato, questo hanno fatto. Sostenuti da cattivi maestri come Mario Tozzi, e dalle associazioni ambientaliste come Legambiente e Wwf, i governi del Pd e dei Verdi hanno realizzato in Italia quasi 36 gigawatt tra fotovoltaico (24 GW) ed eolico (12 GW), con la pazza convinzione di mitigare quelli che loro chiamano – tutti nella beata ignoranza – i cambiamenti climatici. Miliardi sperperati per nulla e sottratti alla vera e unica misura da prendere: proteggersi dagli eventi meteo severi. Gli alluvionati di ieri, di oggi e di domani sanno chi ringraziare per questa loro condizione: Verdi, Legambiente, Wwf, M5S, Mario Tozzi, Pd, tutti uniti dalla detta pazza idea.

Il presupposto veramente scientifico per agire è invece quello ripetuto da almeno due decenni da noi negazionisti climatici: a) il clima cambia sempre, per natura propria del pianeta, e non possiamo cambiarlo; b) anche gli eventi meteo severi sono naturali, e non possiamo evitarli; c) possiamo però adattarci a essi a da essi proteggerci. Per esempio: per evitare la noia di molti giorni siccitosi in sequenza, basta raccogliere l’acqua nei giorni di abbondanza.

Forse ora, come quello folgorato sulla via di Damasco, i nostri eroi hanno capito che la parola-chiave non è «mitigazione» (che è una cosa impossibile) ma è «adattamento» (che è l’unica cosa da farsi). Benvenuti tra i negazionisti, signori! Per precauzione ho detto “forse”, perché l’affare “mitigazione” è sì, losco, ma è multimiliardario.

Comunque, in questo momento che stanno invocando l’«adattamento» forse il governo potrebbe prendere la palla al balzo: cancellare ogni sovvenzione al fotovoltaico e stornare il denaro sugli interventi di adattamento: dighe, invasi, argini, casse d’espansione. Quanto è questo denaro? È presto detto. A chiunque oggi prova a installare un impianto fotovoltaico, la metà gli viene rimborsata dallo Stato. Se c’è un numero sufficiente di sciocchi (e quelli non mancano mai) che installano tanto fotovoltaico capace di produrre appena 1 gigawatt elettrico, 10 dei 20 miliardi necessari sono graziosamente offerti dallo Stato, il quale li carica poi sulle nostre bollette elettriche. Pensi Presidente Giorgia Meloni: abolendo la regalìa lei prenderebbe tre piccioni con una fava: avrebbe 10 miliardi per sistemare il fragile territorio italiano, abbasserebbe le bollette elettriche, e accontenterebbe la querula fauna nominata all’inizio di questo articolo.

Franco Battaglia, 16 novembre 2023