Vi ricordate la lettera pubblicata qualche giorno fa, e sottoscritta da oltre cento scienziati, che chiedeva ai mass media di parlare di più del clima? E ancora, ricordate le parole del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, il quale ha definito lo stato del cambiamento climatico in una fase di “ebollizione globale”?
Ecco, cancellate tutto. Eliminate pure il mantra di numerosi politici green, capaci di spiegare come sia stato l’uomo a generare la “distruzione del pianeta” e che non si tratta di un semplice cambiamento della Terra, così come regolarmente avvenuto nei suoi 4 miliardi e mezzo di anni.
L’appello degli scienziati
Questa volta, però, la bordata arriva direttamente dal mondo scientifico. In una nota pubblicata poche ore fa, gli appartenenti al gruppo scientifico Clintel-Italia si sono opposti alla narrazione green dominante, affermando chiaro e tondo “preoccupazione per l’allarme che i mezzi di comunicazione stanno lanciando, in ordine a una emergenza climatica di presunta origine antropica. Questo ingiustificato allarme sta inquinando le coscienze anche di responsabili politici ad alti livelli, circostanza che induce ad affrontare problemi di rischio vero, non con la prevenzione, ma con misure che, di fatto, neanche affrontano i problemi”.
La lettera è stata sottoscritta da Uberto Crescenti, professore emerito di geologia applicata all’Università di Chieti-Pescara, e Alberto Prestininzi, professore ordinario di rischi geologici, di Clintel-Italia, i quali hanno poi continuato: “L’emergenza climatica che genera panico e preoccupa i più attiene al fatto che la temperatura media globale sarebbe circa un grado superiore a quella di oltre un secolo fa. A questo fenomeno, che è naturale, e non necessariamente sgradevole, si stanno attribuendo, senza alcuna ragione scientifica, tutti gli eventi meteorologici severi e, con essi, tutti i danni che sino agli anni Ottanta erano inquadrati nelle attività di prevenzione e studiati attraverso l’analisi del rischio, dove la vulnerabilità umana era l’elemento essenziale”.
Cambiamento climatico
I due professori si scagliano poi contro le politiche green attuate dai vertici di Bruxelles, impegnati solo a spendere “trilioni di euro dei contribuenti e attuare la transizione energetica, la parola magica che sarebbe la loro promessa per la soluzione dei detti problemi”. Ma è proprio la “transizione energetica la vera causa dei problemi citati”. Questo sotto almeno due profili. Da una parte, negli ultimi vent’anni, ha portato ad un forte incremento del costo dell’elettricità; dall’altra, invece, “la transizione promessa, quale panacea per combattere le conseguenze indesiderate dei fenomeni siccitosi o alluvionali, in realtà aggrava queste conseguenze, perché esse si combattono non con le installazioni di impianti eolici o fotovoltaici, come la transizione energetica pretende di fare, ma attraverso le attività di prevenzione”. Quest’ultima si può tradurre solo con attività di pianificazione territoriale e la realizzazione di opere per il governo delle acque, come dighe o casse di espansione, più volte criticate dagli eco-fondamentalisti.
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Da qui, “la transizione energetica toglie dunque risorse alla gestione del rischio idrogeologico, ma anche al rischio sismico che, con cadenza decennale, si abbatte sul nostro territorio distruggendo opere e persone, disgregando le comunità sociali e la loro identità”. Ed infine arriva l’appello finale: “Noi di Clintel‐Italia stigmatizziamo l’illusione della transizione energetica che sta abbagliando l’opinione pubblica e alcuni politici ai massimi livelli”. Ancora: “Stigmatizziamo il rifiuto da parte di chi brandisce il terrore del finto allarme climatico a confrontarsi sugli aspetti tecnico-scientifici del presunto allarme da essi lanciato e dalle irreali soluzioni da essi proposte”.