Politiche green

Clima, il dialogo surreale tra allarmista e ricercatore

Un sostenitore del cambiamento climatico si confronta con chi cita studi scientifici. Cosa ne esce

© piyaset, Africa images e Icons8 Photos tramite Canva.com

Quali sono le solite argomentazioni utilizzate durante una discussione tra un sostenitore del cambiamento climatico – imputabile a colpe umane -, e un ricercatore che citi studi scientifici? Un cliché identico ogni volta, speriamo utile in questo caso, con fonti scientifiche alla mano.

Allarmista:
Il clima può cambiare ma ci vogliono migliaia di anni. È colpa dell’uomo se la CO2 è arrivata a oltre 400 ppm e il clima sta cambiando così rapidamente!

Ricercatore:
In realtà il clima può cambiare anche in cicli decennali, brevi. Cito lo studio di Steffensen su Science: “I dati del nucleo di ghiaccio della Groenlandia ad alta risoluzione mostrano che i cambiamenti climatici improvvisi si verificano in pochi anni“. Il clima è un sistema complesso, composto da più variabili, e la CO2 non è la variabile primaria.

Allarmista:
Non è vero. La CO2 è una variabile fondamentale nell’atmosfera! È il gas serra più importante!

Ricercatore:
Non è semplificabile, è semplicistico scientificamente attribuire ad una sola variabile come la CO2 una rilevanza determinante. La CO2 non è il gas serra più diffuso, rappresenta lo 0,04% dell’atmosfera (fonte: NOAA). Come è possibile che una varibiale cosi piccola nell’atmosfera sia cosi impattante? Non lo è. Concorrono altre varibiali, e le atività dell’uomo hanno un impatto limitato.

Allarmista:
La CO2 sta aumentando per colpa dell’uomo, dall’era industriale ad oggi. Questo non si può negare! È colpa dell’uomo: punto. Sei un negazionista!

Ricercatore:
Anche qui, ti cito due recenti studi di Nature, autorevoli. È stato calcolato che un solo vulcano, l’Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, con l’eruzione del 15 gennaio 2022, potrebbe avere avuto – e continuare ad avere per i prossimi 10 anni – un’influenza sul riscaldamento globale fino a 1,5 °C. A riportare il dato non sono io, è la rivista scientifica Nature con uno studio di Stuart Jenkins (Jenkins S. et al.; 2023; Nature), professore di Fisica oceanica e planetaria dell’Università di Oxford. Sempre su Nature (Khaykin et al.; 2022; Nature), un altro studio recente, discutendo delle conseguenze di questa eruzione, riporta un aumento del 13% della massa d’acqua e un aumento di 5 volte dell’aerosol nella stratosfera. Questo dato, messo così, potrebbe dirti poco. Ma il vapore acqueo è di gran lunga il gas serra più abbondante, ed è ovvio che il drammatico aumento del vapore acqueo stratosferico (dovuto al vulcano ) possa determinare un impatto sulla temperatura globale. Qui non c’è attività umana di mezzo, ma semplicemente la natura che fa il suo corso con un impatto enormemente più significativo di decenni di emissioni di attività umane, e stiamo parlando di una singola esplosione vulcanica.

Allarmista:
Il 97% della comunità scientifica è d’accordo nell’affermare che l’uomo ha un impatto catastrofico sul clima. Il 97%, sarenno tutti in errore?? Non credo proprio.

Ricercatore:
La ricerca alla quale ti riferisci, in realtà è una semplice lettera, ribadisco: una lettera inviata ad una rivista con basso impact factor (credibilità). Non altro. Insomma, non è uno studio scientifico. Questo presunto studio sul consenso degli scienziati sul clima al 97% è stato condotto nel 2009 da una studentessa, Maggie Zimmerman, e dal suo docente, Peter Doran. La statistica è stata pubblicata come lettera, e non come paper scientifico con tutti controlli e le peer review che questo comporta, sulla rivista settimanale EOS, una rivista con un Impact Factor (indice di autorevolezza) di 3.68. Mentre, per avere un parametro, la rivista Nature che ti ho citato finora ha un impact factor di 69.50.

Allarmista:
Eh, ma che mi dici dei ghiacciai, si stanno sciogliendo quelli! Lo scrivono tutti i giornali.

Ricercatore:
Ho capito, hai letto i soliti titoli allarmistici della stampa. Provo a spiegarti in modo semplice, e spero chiaro. Su Nature è apparso uno studio di Andrew Shepherd e colleghi (Shepherd; 2018; Nature) secondo cui nel complesso, tra il 1992 e il 2017 l’Antartide avrebbe perso una massa di ghiaccio di circa 3mila miliardi di tonnellate (“2,720 ± 1,390 billions tonnes”). Ma qui c’è un problema enorme: quando si usano numeri con parecchi zeri si tende ad suggestionare i lettore. Devi sapere che l’Antartide ha una massa totale di ghiaccio di circa 27 milioni e 600 mila miliardi di tonnellate (Usgs), ossia di oltre 27 mila migliaia di miliardi di tonnellate, e che quindi la massa di ghiaccio che l’Antartide ha perso è lo 0,011%, poiché 3 migliaia di miliardi è appunto lo 0,011% di 27mila e 600 migliaia di miliardi.

Allarmista:
Ma i modelli previsionali dicono che le temperature potrebbero continuare ad aumentare, per colpa della CO2 prodotta dall’uomo, e che l’effetto serra desertificherà tutto. Questo potrebbe portare ad un aumento da 2 a 6 gradi! Potremmo estinguerci!

Ricercatore:
Allora due cose. La prima: negli anni 70′ si parlava in modo allarmistico dell’arrivo imminente di una piccola era glaciale (titoli TIME), cosa è successo? Niente, erano sbagliati i calcoli dei modelli previsionali: nessuno si è scusato. Seconda cosa: anche gli attuali modelli previsionali sono imprecisi (Scafetta; 2023), perché non tengono conto di variabili complesse come il sole e le nuvole, e feedback atmosferici che sono determinanti per il clima. Nessuno dei 50 modelli attualmente considerati più attendibili sta avendo conferme. I dati climatici raccolti con misurazioni satellitari nella troposfera non confermano le proiezioni fatte dei modellisti.

Allarmista:
Allora come ti spieghi l’aumento sconsiderato di eventi estremi: tornado, tempeste, siccità, grandinate devastanti.

Ricercatore:
Anche qui voglio citarti solo fonti autorevoli, credibili: la IPCC. Per esplicitare nel modo più semplice e diretto ciò che è accaduto, basti guardare la tabella (IPCC) dove spicca il prevalere delle aree neutre nella tabella in cui si analizzano questi fenomeni: alluvioni, frane, siccità, tornado, cicloni, valanghe. Il che significa che non c’è una tendenza al cambiamento, ovvero non esistono oggi – e in molti casi non dovrebbero emergere neppure entro il 2100 – variazioni significative nei fenomeni elencati in verde. In conclusione, quello che è riportato dall’IPCC sconferma quello che dici. Puoi verificare tu stesso qui: IPCC AR6 (Tab 12.12), pag. 1856.

Allarmista:
Ma gli oceani si stanno acidificando! Con tutte le conseguenze sulla vita. Questo non puoi negarlo nemmeno tu!

Ricercatore:
Stai semplificando troppo. Partiamo dall’inizio: il Ph di una soluzione riguarda la sua acidità o la sua basicità. L’acqua pura ha un pH di 7.0. Una soluzione con un Ph maggiore di 7.0 è basica, una con un Ph minore di 7.0 è acida. Il Ph del mare è completamente basico perché intorno ad 8.0. Il termine “acidificazione degli oceani” tende a spaventare le persone. Prima della rivoluzione industriale, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera era di circa 280 parti per milione (ppm). Oggi è intorno a 412 ppm ed è in costante aumento. Ma gli oceani hanno anche un’enorme capacità di assorbire CO2 e, quando ciò accade, la CO2 può reagire con l’acqua per formare acido carbonico (H2CO3 ) e l’oceano tende gradualmente a diminuire di poco il proprio Ph che però rimane sempre basico lo studio di Wei (Wei et al.; 2015) mostra il Ph del Mar Cinese meridionale (al largo dell’isola di Hainan) a partire dal 1855. Il grafico del Ph del Mar Cinese non mostra alcun trend crescente nel tempo (che invece caratterizza la CO2 atmosferica). Il Ph mostra una notevole variabilità interannuale compresa tra 7.7 e 8.4. Spostiamoci in Italia, per capire meglio, con un altro studio sul Ph della temperatura del mare misurato alla stazione di Carloforte in Sardegna. I valori giornalieri di temperatura del mare e di Ph misurati a Carloforte mostrano una notevole variabilità annuale con una temperatura del mare compresa tra 30°C e 12 °C e un Ph compreso fra 8.7 e 7.0. I dati sul Ph misurato nel Mar Cinese meridionale e a Carloforte suggeriscono che l’aumento della CO2 potrebbe dipendere semplicemente dal Sole che causa un riscaldamento degli oceani e una immissione naturale di CO2 nell’atmosfera, non di natura antropica quindi.

Allarmista:
Ma il nobel Parisi dice che è cosi come la penso io!

Ricercatore:
Guarda, pochi, sanno che Giorgio Parisi, nel 2021, ha vinto il premio Nobel per la fisica anche per due lavori del 1982 e 1983 che hanno introdotto il processo di risonanza stocastica per spiegare come piccole variazioni nel flusso solare possano giustificare variazioni termiche di ben 10°C nel paleoclima (Benzi R., Parisi G. et al; 1982, 1983).

Allarmista:
Ma lui è un Nobel.

Ricercatore:
Ci sono altri premi Nobel che dicono esattamente il contrario di Parisi, come John Clauser, Nobel per la Fisica nel 2022, e Ivar Giaever, Nobel per la Fisica nel 1973. Anche altri, ma è inutile citarli tutti.

Allarmista:
Io trovo giusto consumare meno energia per inquinare di meno!

Ricercatore:
Ma l’inquinamento è un’altra cosa rispetto alla CO2, l’inquinamento è da combattere in tutti i modi, chi sversa illegalmente nei mari, nei fiumi, le industrie che producono materiali tossici (PFAS) ecc., sono assolutamente d’accordo. Ma la CO2 non è un inquinante, anzi è fondamentale nutrimento per l’ambiente, per le piante, per la natura. Altra cosa, secondo l’ultimo report dell’OXFAM l’1% dei più ricchi inquina come 5 miliardi di persone: ecco, perché io e te dovremmo stare al gelo in casa d’inverno, o sudare d’estate, con il rischio per gli anziani di aggravare condizioni patologiche, non usare caldaia e condizionatore, rinunciare ad una vita normale.

Daniele Di Pietro, 22 dicembre 2024

FONTI
IPCC; https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg1/downloads/report/IPCC_AR6_WGI_Chapter12.pdf
Jenkins S. et al.; 2023; Nature; Climate Change, 13, 127–129; https://www.nature.com/articles/s41558-022-01568-2
Report Oxfam; https://www.oxfamitalia.org/clima-quanto-inquinano-i-super-ricchi/
Khaykin et al.; 2022; Nature; Communications, 3, 316 – “Perturbazione globale dell’acqua stratosferica e del carico di aerosol dovuto all’eruzione dell’Hunga” – https://www.nature.com/articles/s43247-022-00652-x
Scafetta, N., 2023c. Empirical assessment of the role of the sun in climate change using balanced multi-proxy solar records. Geoscience Frontiers 14(6), 101650 – https://ui.adsabs.harvard.edu/abs/2023GeoFr..1401650S/abstract
Shepherd; 2018; Nature; https://www.nature.com/articles/s41586-018-0179-y.epdf
Steffensen, J. P.- https://www.science.org/doi/10.1126/science.1157707).
The Atmosphere, NOAA; ahttps://www.noaa.gov/jetstream/atmosphere
TIME – Big Freeze https://content.time.com/time/covers/0,16641,19731203,00.html https://time.com/vault/issue/1977-01-31/page/1/
Usgs; https://pubs.usgs.gov/pp/p1386a/pdf/pp1386a-2-web.pdf
Wei; 2015 – https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/2015JC011066