È proprio in nome dell’ambientalismo che l’Ue ha deciso di vietare la circolazione dei motori a scoppio a partire dal 2035. È in nome dell’ambientalismo che l’università di Berlino ha diminuito al minino carne e pesce dalla propria mensa – nonostante la metà degli studenti fosse contraria. È sempre in nome dell’ambientalismo che molti governi hanno pensato di limitare l’uso di aerei e navi, prediligendo treni e biciclette.
Pochi esempi che mostrano come la politica cerchi di asfissiare la libertà di scelta dell’individuo – irresponsabile e inquinatore – in nome di uno Stato leviatano – responsabile e green.
Come ha ricordato ottimamente Stefano Magni, penna del magazine online Atlantico, siamo dinanzi al dilagante sviluppo di “un autoritarismo sempre più marcato, perché un mercato lasciato libero e una democrazia in cui rischiano di vincere Trump e Bolsonaro, sarebbero ostacoli inammissibili nel nuovo modello”. Insomma, non esistono soluzioni alternative: o sei green o sei un negazionista del cambiamento climatico.
Antonio Martino, liberale ed ex ministro degli Affari Esteri del governo Berlusconi I, parlando dei moderati, li irrideva dicendo di rimanere “moderati almeno nella moderazione”. Forse, oggi, dovremmo riprendere lo stesso metro di giudizio ed applicarlo agli ambientalisti. Cari gretini, siate cauti almeno nel principio di precauzione.