Politiche green

Climategate, le mail segrete rivelano: politiche green basate su una bufala

L’abbaglio scientifico sui combustibili fossili climalteranti. Il caso dei dati che risalgono al 2009

Politiche green

Contrariamente a quel che vogliono farci credere, l’elevato prezzo del chilowattora elettrico col conflitto russo-ucraino ha pochissimo a che fare, mentre moltissimo ce l’ha con le nostre scelte di politica energetica. Quando dico nostre, dico non solo di alcuni governi, ma anche di noi cittadini che ci siamo lasciati incantare dalle sirene ammantate di verde.

Che il conflitto non c’entra, dicevo, è evidente dal fatto che quelle italiane sono state per decenni le bollette elettriche più care al mondo, per gli utenti sia domestici che aziendali; e oggi sono superate forse solo dalle tariffe danesi e tedesche, grazie all’impegno di questi Paesi nel promuovere le farlocche tecnologie eolica e fotovoltaica. Questa promozione, a sua volta, è motivata dal colossale abbaglio scientifico che vorrebbe climalteranti le emissioni dai combustibili fossili. Purtroppo, però, trattasi non di solo abbaglio, ma di frode bella e buona. Scientifica. Si chiama climategate.

La frode emerse nel 2009, quando un anonimo hacker del web, rivelò lo scambio di e-mail occorso nel periodo 1996-2009 tra i membri di una piccola squadra di «scienziati» del clima, dalle quali si evinceva come costoro avessero completamente taroccato i dati per far sembrare che quello dell’ultima metà del secolo scorso fosse un riscaldamento «senza precedenti». Avevano, gli imbroglioncelli, la responsabilità di compilare una parte dei Rapporto dell’Ipcc (il comitato Onu propostosi di studiare il contributo antropico al clima del pianeta).

I principali attori del climategate sono due: Phil Jones, ingegnere idraulico e direttore della britannica Unità di ricerca sul clima, e Michael Mann dell’università americana della Pennsylvania. Che il riscaldamento attuale avrebbe potuto essere «senza precedenti» lo aveva già ipotizzato nel 1985 l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm). Jones e Mann si proposero di diventare famosi dando corpo all’ipotesi dell’Omm, e lo fecero cospirando il più grande scandalo scientifico del secolo, come emerge dallo scambio delle loro e-mail, ove sono essi stessi a chiamarsi «cospiratori». Basta leggerle.

Ad esempio, per determinare le temperature del passato, quando non esistevano dati termometrici, questi arraffoni avevano deciso che lo spessore degli anelli degli alberi fosse un buon «indicatore» termometrico. Per farla breve: lo spessore degli anelli degli alberi è un pessimo indicatore del clima, perché indicava un «declino» di temperature che invece non si osservava, visto che si era, appunto, in pieno riscaldamento globale; e se la previsione di declino era farlocca per gli anni recenti, allora lo era anche per il periodo medievale, un periodo quindi caldo cosicché quello attuale non sarebbe stato più un caldo «senza precedenti».

Questi geni di non comprendevano i propri risultati, né potevano comprenderli perché erano errati. Ma entra in soccorso il loro capo, Jones, che nella e-mail più famosa del climategate scrive: «Ho appena applicato il trucchetto che Mann aveva già usato con l’articolo pubblicato su Nature: per nascondere il declino (sic!), ho inserito le temperature di Briffa (cioè dagli anelli degli alberi, ndr) per il periodo 1960-80 e quelle reali per il periodo 1980-99».

Un altro tema ricorrente che si evince dalle email è la determinazione con cui la squadra influenzava quali articoli dovessero essere pubblicati e quali rigettati: dalle famigerate email si evince inequivocabilmente che costoro rigettavano apposta tutti gli articoli che mettevano in dubbio il cosiddetto consenso e accettavano gli articoli che quel consenso sostenevano.

Più divertente è un altro scambio di e-mail tra Jones e Mann. Sebbene ingegnere idraulico, Jones fu stranamente premiato Fellow dell’American geophysical union (Agu). Ecco come fu (fate attenzione alle date). Scriveva Mann a Jones (dicembre 2007): «Sto cercando di farti avere un premio dall’Agu. M’hanno detto che la medaglia Ewing non sarebbe appropriata. Fammi sapere cosa preferisci e m’informo». Jones sceglieva il proprio premio: «Diventare Fellow della Agu andrebbe bene». Mann a Jones (giugno 2008): «Sto mettendo insieme cinque lettere di raccomandazione per quel premio della Agu. Insieme alla mia quale proponente – anche se io non sono ancora Fellow – fanno sei lettere». A pensar male, sembrerebbe che Mann suggerisca a Jones che questi, una volta diventato Fellow, si prodighi per restituirgli il favore. E infatti Mann presenta il conto a Jones (giugno 2009): «Ciao Phil. Mi chiedo se potresti, forse, essere interessato a restituirmi il favore e, in tandem con qualcuno dei nostri amici, potresti farmi diventare Fellow della Agu». Inutile dire che Jones onorò il debito. Ci si chiede se per caso i premi (Nobel compreso) di cui si fregiano i climatologi abbiano un qualche significato.

Le e-mail del climategate riguardano non solo la sistematica alterazione dei dati, ma anche la determinata volontà di non renderli disponibili a nessuno. Un altro personaggio entra ora nel climategate: Steve McIntyre, statistico navigato, che s’era proposto di verificare la validità del trattamento statistico dei dati di climatologia. Il metodo scientifico obbliga gli scienziati a rendere disponibili i loro dati e i metodi che li hanno generati o i programmi al computer che li hanno elaborati. Ogni qual volta McIntyre chiedeva alla squadra del climategate i dati o i programmi di calcolo usati, riceveva – si evince inequivocabilmente dalle famigerate email – o risposta negativa o nessuna risposta.

Ecco cosa Jones scriveva agli altri della squadra in una delle e-mail del climategate: «Mi raccomando, non lasciate cose in giro su siti anonimi da dove possano scaricarsi dati. McIntyre ci sta col fiato sul collo da anni. Se apprende che esiste un Freedom of information act (Foia) anche nel Regno Unito, cancellerò tutti i file coi dati». McIntyre aveva, però, appreso dell’esistenza del Foia e vi si appellò per ottenere quei dati con la forza della legge. Non li ottenne tutti, perché i cospiratori riuscirono veramente a cancellarne alcuni, ma dimostrò la falsità dei dati

Ecco come, per colpa di una frode, ci si ritrova, tutti, con bollette energetiche elevate e, alcuni, falliti per colpa delle medesime.

Franco Battaglia, La Verità, 14 febbraio 2023