Le cose, o si fanno politicamente per bene, o non si fanno. Io, per esempio, sono un oriundo, mezzo marchigiano e mezzo mantovano, le due terre, rispettivamente, di Giacomo Taldegardo Francesco Salesio Pietro Leopardi Antici, e di Publio Virgilio Marone e “Mantua me genuit”; potete chiamarmi Massimo Max Del Papa Mazzolini Truzzi Merlotti o, più semplicemente, Max Massimo Del Papa Mazzolini Merlotti Truzzi: il greenpass, che tanto non me lo toglieranno mai, me lo faccio fare in 16:9 e così spero di voi. Peraltro ci fu una squisita, forse un tempo avvenente giornalista di un giornale progressista torinese che, anni fa, intese insultarmi chiamandomi “quel tizio dal doppio cognome”: lo fece mentre il portatore non sano di quel cognome, che poi doppio non era, andava morendo di cancro all’ospedale. Ed era il nome del figlio di un pompiere, che poi era mio nonno, Pietro Del Papa: mica di un aristocratico.
Oggi, essendo cambiato il vento, la democratica madamin non si azzarderebbe perché il doppio cognome non è più prerogativa dei nobili un po’ stronzi, tipo contessa Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare o Giovan Maria Catalan Belmonte, quello della “Volls” bianca “allevato da cinque puttane scatenate”, ma del popolo lavoratore, del proletariato che ha finito di essere discriminato e vessato da questa condanna reazionaria. Maestà, il popolo ha fame, ha freddo e non sa come tirare avanti. Dategli dei doppi cognomi.
Max Del Papa, 30 aprile 2022