Il decreto Dignità, cari amici leghisti che governate questo Paese, è sempre più simile alla legge Fornero, che tanto odiate. Nelle sue pieghe ogni giorno che passa scoviamo un codicillo che compromette il nostro sistema economico. L’ultima l’avete combinata sulle colf, baby sitter e badanti.
Andateglielo adesso a spiegare a Giorgia Meloni, che ad ogni talk show ci propinava la giusta storia di aiutare le giovani madri. Preparatevi, che a settembre quando si ritorna in pista dovrete spiegare agli anziani e alle giovani famiglie per quale motivo costerà loro più cara l’assistenza a casa.
Vediamo di che si tratta.
Secondo una recente indagine della Fondazione Moressa, gli italiani spendono 7 miliardi l’anno per servizi a casa (collaboratrici domestiche, badanti, tate e baby sitter) e impiegano circa 865mila lavoratori, per il 90% donne, e per quasi l’80% stranieri. A questi si aggiungono circa 1,2 milioni di lavoratori in nero: sul modello, per intenderci, della donna delle pulizie della compagna del presidente della Camera, Roberto Fico.
Insomma, si tratta di un’evasione contributiva di circa un miliardino di euro. Solo di contributi che le famiglie non pagano. A cui si devono, però, aggiungere le tasse sul reddito non pagate sugli stipendi che prendono i lavoratori domestici e che in un colpo solo volano all’estero senza risultare al fisco.
Vabbè. In questo panorama il governo gialloverde ha deciso di rendere più cari i contributi per i contratti a tempo determinato (0,5%). Questi geni considerano i contratti delle colf come quelli degli operai. E dunque se la famiglia prende una baby sitter o una colf con un tempo determinato, o una vecchietta prende una badante solo per l’estate deve pagare di più.
Non si vuole dare ragione al presidente dell’Inps, Tito Boeri, per carità, ma sembra che questi non vivano sulla terra. Si calcola che rappresenti (i dati sono di Assindatcolf, l’Associazione sindacale nazionale dei datori di lavoro domestico che ha denunciato il paradosso alla commissione parlamentare) dai 160 ai 200 euro su base annuale, per una media di 30 ore settimanali.
Tutti i governi precedenti, compreso quello di Barbablu, avevano alla fine trattato diversamente le colf rispetto agli altri mercati del lavoro. Basti pensare agli incentivi alle assunzioni. Se prendi un giovane sotto i 35 anni e lo assumi a tempo indeterminato nella tua fabbrica non paghi contributi. Se prendi una colf di 33 anni e la assumi a tempo indeterminato non becchi invece nulla. Anche perché puoi licenziarla con un preavviso di sette giorni.
Insomma, si tratta di un mondo diverso. Ma questi fenomeni della Dignità si sono dimenticati nel loro deCretino di questa specialità del lavoro domestico. Speriamo non sia stata una «manina», o un complotto delle «solite lobby» o colpa di «Boeri».
Toc toc leghisti al governo, battete un colpo: Garavaglia, Borghi, Siri, ci siete? E se ci siete, potete davvero pensare che la reintroduzione dei voucher, cosa buona e giusta, compensi il disastro del deCretino Dignità sui contratti a termine (che come visto si applica anche alle colf), sulle reintroduzione delle causali, sull’aumento a tre anni di stipendio degli oneri di licenziamento?
Ps. In realtà un tocco positivo, possiamo immaginare della componente più giorgettiana di questo governo, ieri c’è stata. E si tratta della nomina di Fabrizio Palermo alla guida della Cassa depositi e prestiti. Giudicheremo nel futuro le sue mosse e le sue capacità alla guida della nuova Iri. Il primo banco di prova sarà la resistenza sul caso Alitalia. Fino ad ora possiamo dire che si tratta di un uomo di mercato, ha un curriculum, non è stato scelto con il metodo Assunta (la segretaria di Di Maio) e da direttore finanziario di Fincantieri è riuscito nella piccola impresa di quotarla. Bene, dunque.
Nicola Porro, Il Giornale 21 luglio 2018