L’accordo sancito a Bruxelles dal Consiglio europeo, celebrato con enfatico e imprudente ardore, presto svelerà la sua autentica dimensione ingannatrice. La comunicazione subalterna alla narrazione eurolirica si sofferma sul dito dei 750 miliardi del Recovery fund e ignora la luna delle procedure vincolanti per accedervi. Accettando il Next Generation Eu si rendono cogenti le raccomandazioni che ogni anno la Commissione europea formula agli Stati membri a cui bisogna conformarsi per stappare i flussi finanziari promessi dal vertice europeo. I 750 miliardi, ripartiti in sussidi e in prestiti, dovranno essere rimborsati, perché si generano sul mercato dei titoli di debito, attraverso l’aumento dei contributi da versare al bilancio dell’Unione europea in forma diretta e indiretta.
La descrizione agiografica del risultato ottenuto al Consiglio europeo non tiene conto del duplice vincolo che ci siamo autoinflitti sia sulle modalità di spesa del piano nazionale sia sulle voci che compongono il gettito fiscale. Il governo Conte ha ceduto alla “eterodirezione”, accettando il ruolo passivo di esecutore dell’indirizzo economico stabilito dalla burocrazia europea. Tanto è vero che per accedere al Recovery fund il governo dovrà sottoporre a Ursula von der Leyen il piano nazionale di ripresa e resilienza con obbligatorio riferimento alla “transizione verde e digitale” (vincolo di destinazione delle risorse) e conformarsi alle raccomandazioni della stessa Commissione che si articolano nella riduzione del rapporto deficit/Pil e debito/Pil, nella riforma delle pensioni, nella tassazione degli immobili e via tassando in una puntuale specificazione dei bersagli fiscali.
Nel 2019 la Commissione europea ha raccomandato di assicurare una riduzione della spesa pubblica dello 0,6% del Pil, di utilizzare entrate straordinarie per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/Pil, di riformare i valori catastali non aggiornati, di contrastare l’evasione fiscale, potenziando i pagamenti elettronici e limitando l’uso del contante, e di attuare pienamente le passate riforme pensionistiche. Gli obiettivi indicati dalla Commissione, contestualizzandoli alla realtà nazionale, si traducono in un inasprimento fiscale perché considerando che non sono stati riformati i valori catastali, per aumentare la rendita degli immobili e conseguentemente innalzare l’imponibile ai fini fiscali e tributari, l’alternativa, in ottemperanza alle raccomandazioni europee, si configurerà in una patrimoniale o prelievo sui conti correnti degli italiani.
La Commissione fa riferimento esplicitamente ad entrate straordinarie che si possono declinare in prelievi forzosi. Così come il potenziamento del pagamento elettronico potrebbe celare il disegno di rendere tracciabile ogni transazione per dirottare sui consumi, con l’aumento dell’Iva, il carico fiscale. Sull’attuazione delle passate riforme pensionistiche è evidente la pretesa di ritornare alla vessatoria legge Fornero. Intanto, dal primo gennaio 2021 sarà vigente la Plastic tax con ripercussioni negative nei settori industriali, coinvolti nell’utilizzo del materiale oggetto di recrudescenza fiscale, che per temperare i maggiori costi dovranno licenziare e aumentare i prezzi al commercio del prodotto finito.