Petrobras e Lula vogliono perforare la foce del Rio delle Amazzoni
Con il sostegno del presidente Lula, il direttore del settore produttivo di Petrobras, Joelson Mendes, ha dichiarato ieri che la società mantiene il suo progetto di esplorazione petrolifera alla foce del Rio delle Amazzoni. “Dal nostro punto di vista siamo pronti”, ha detto Mendes in una presentazione agli investitori dove ha rivelato di aver presentato nuovi elementi “che hanno fugato gli ultimi dubbi ” sulla sostenibilità ambientale del piano. “Siamo molto fiduciosi che saremo in grado di iniziare con un primo pozzo già quest’anno”, ha aggiunto.
Lula aveva detto questa settimana che il divieto di Ibama (ente ambientale brasiliano che si era opposto) “non è definitivo” e che Petrobras può “correggere il suo piano.” Il progetto Petrobras prevede l’apertura di 16 pozzi con un investimento di 3 miliardi di euro. Il progetto presentato da Petrobras alle autorità ha “incongruenze preoccupanti per un funzionamento sicuro “in un’area considerata una” nuova frontiera esplorativa di alta vulnerabilità socio-ambientale”, e ci sarebbe “una perdita della biodiversità colpita in caso di incidenti con fuoriuscita di petrolio” aveva detto Ibama due mesi fa. Ora Lula e Petrobas tornano alla carica, nel silenzio degli ambientalisti globali, impegnati a fermare invece domenica il mondiale di ciclismo perché, come è noto a tutti, la bicicletta inquina.
Lula riceve Maduro in Brasile per la seconda volta in meno di 2 mesi
Il presidente del Venezuela domani arriva a Belém per partecipare al vertice per salvare l’Amazzonia proposto da Lula. L’ultima volta che il dittatore è stato a Brasilia è stato il 30 giugno scorso, in occasione del Summit dei Presidenti del Sud America. Era dal 2015 che non entrava in Brasile per timore di essere arrestato ma con Lula tutto per lui è cambiato.
Colombia: la guerra dei Petro (figlio vs padre)
Oggi ricorre un anno dall’insediamento del Presidente della Colombia, Gustavo Petro. Ma a giudicare dalla turbolenza della sua amministrazione, qualsiasi osservatore penserebbe che il tempo trascorso sarebbe molto più lungo. Lo scandalo più recente – e potenzialmente il più grave-è stata la confessione di suo figlio Nicolás Petro Burgos riguardo alla penetrazione di finanziamenti di origine illegale nella campagna elettorale di suo padre. Il figlio del presidente, che sta affrontando un processo per riciclaggio di denaro e arricchimento illecito, ha dichiarato di aver donato alla campagna presidenziale più di 100.000 dollari ricevuti da Samuel Santander Lopesierra, alias “l’Uomo Marlboro”, estradato per traffico di droga negli Stati Uniti nel 2003 e liberato due anni fa dopo 18 anni di carcere.
Stessa cifra ricevuta e donata anche da Alfonso Hilsaca, alias “El Turco” uomo d’affari accusato di finanziare gruppi paramilitari e pianificare omicidi. Petro Jr si è dimesso ieri da deputato e affronterà il processo in libertà, in cambio della sua collaborazione. Il presidente Petro, che sta trattando la cosa come se fosse una lite familiare casuale e non una questione di stato in cui gli interessi dei trafficanti di droga e di altri criminali potrebbero influenzare la politica. Petro padre ha postato sui suoi social network “spero che un giorno sarò in grado di parlare con lui e perdonarci.” Ma quella del figlio non è l’unica accusa.
All’inizio di giugno Armando Benedetti, ex ambasciatore della Colombia in Venezuela e parte della cerchia ristretta del presidente Petro, affermava che se avesse parlato di ciò che sapeva della campagna presidenziale, tutti sarebbero andati in prigione (Qui l’articolo per Il Giornale).
Paolo Manzo, 8 agosto 2023
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