Alcuni funzionari iraniani, sicuramente autorizzati dal regime, hanno affermato che nell’attacco di stanotte l’aeronautica israeliana ha preso di mira diverse basi missilistiche, una batteria di S-300 e l’impianto di Parchin vicino a Teheran. Secondo i resoconti che arrivano dal passato non è la prima volta che questi obiettivi entrano nel mirino. Già nel 2022 un ingegnere è stato ucciso proprio in quella zona dall’attacco di un UAV attribuito a Israele. In quel caso, come al solito, le autorità israeliane non hanno mai confermato né smentito la notizia.
Rimane che a Parchin l’attività nucleare è sempre stata mascherata e le prove oscurate in tanti modi possibili. Alcuni funzionari iraniani, probabilmente gli stessi perché è presumibile che quelli autorizzati a parlare con la stampa estera siano più rari degli unicorni, hanno dichiarato al New York Times che l’attacco di stanotte sarebbe stato portato con una serie di UAV e solo uno di loro ha centrato l’obiettivo mentre gli altri sarebbero stati abbattuti dalla contraerea. È noto che in questa base, che in diversi rapporti viene definita anche “struttura di sicurezza”, vengono sviluppate tecnologie missilistiche e droni suicidi, oltre a tecnologie nucleari.
Parchin si trova a circa 30 km a est di Teheran ed è noto che proprio lì sono stati condotti in passato esperimenti volti a consentire la produzione dell’arma nucleare. Anche se allo stato attuale non ci sono informazioni concrete che indichino la ripresa degli sforzi per produrre la testata, se le notizie secondo cui l’impianto di Parchin è stato attaccato risultassero vere, le ragioni sono da ricercare nell’intenzione di contrastare la capacità di Teheran di condurre test che la farebbero avanzare nella produzione dell’arma nucleare.
Nel 2011, circa quattro anni prima della firma dell’accordo sul nucleare, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica aveva pubblicato un serio rapporto che indicava la costruzione di un impianto per condurre esperimenti idrodinamici presso la base militare di Parchin, particolare che fin da allora indicava il possibile sviluppo di armi nucleari. Ma non è tutto, negli stessi rapporti era indicata l’esistenza di bunker sotterranei all’interno dei quali sono stati fatti tentativi per attivare simultaneamente gli esplosivi che fanno parte del meccanismo della bomba, nonché esperimenti idrodinamici relativi a lo sviluppo delle armi nucleari.
Queste informazioni hanno messo Parchin in testa alla lista dei principali obiettivi da colpire in seno al programma nucleare iraniano volto alla distruzione dello Stato di Israele. Nei mesi successivi alla pubblicazione di quel rapporto sono state pubblicate valutazioni e immagini satellitari secondo le quali l’Iran stava decontaminando il sito dalle prove di attività nucleare con caratteristiche militari.
L’Istituto Internazionale per la Sicurezza e la Scienza (ISIS) aveva rivelato immagini satellitari che mostravano una copertura particolare di un edificio nella base militare, edificio che gli ispettori delle Nazioni Unite avevano chiesto di visitare perché si riteneva che contenesse una camera metallica per esperimenti esplosivi. In un primo momento l’Iran ha ammesso che nell’attacco due soldati sono stati uccisi, uno dei due era un ufficiale con il grado equivalente a maggiore.
In ogni modo quello che si sa per certo è che per portare a termine l’operazione l’aeronautica israeliana ha utilizzato decine di aerei da combattimento che hanno preso di mira 20 obiettivi diversi. L’IDF ha affermato che gli obiettivi erano mirati a complessi militari, sistemi di difesa aerea, impianti di produzione missilistica e lanciatori di missili terra-superficie nei distretti di Teheran, nonché nei distretti di Khuzestan e Ilam nell’ovest del paese.
È stata attaccata anche la batteria di difesa aerea S-300 di stanza all’aeroporto internazionale Imam Khomeini che avrebbe dovuto fornire protezione a parti della capitale iraniana. A questo bisogna aggiungere che almeno tre basi missilistiche delle Guardie Rivoluzionarie sono state danneggiate nel corso dei bombardamenti. Una nota importante: a bordo degli F15 e degli F35 che questa notte hanno bombardato l’Iran c’erano 4 donne, ufficiali dell’aeronautica, in qualità di navigatrici.
Michael Sfaradi, 26 ottobre 2024
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