Fermi tutti, colpo di scena. Non solo per chi l’ha scritto (Lucetta Scaraffia) e non tanto per dove è stato pubblicato (La Stampa), ma oggi a sorprendere è un articolo sul libro del generale Vannacci vergato non sulla base della scientifica estrapolazione di frasi a caso (come scriveva ieri Ricolfi), bensì dopo aver analizzato fino in fondo quel Mondo al contrario di cui tutti parlano. Scaraffia assicura di aver “letto veramente” il testo e di non essersi basata solo sulle “sue interviste dalle quali i suoi numerosissimi critici hanno tratto le perle utili a inchiodarlo su posizioni arretrate e ridicole”. E il giudizio finale è tranchant: “Il libro è meglio delle interviste, ve l’assicuro, e – mi azzardo a dirlo – neppure omofobo e razzista“.
La spiegazione è semplice. “Sostiene che gli omosessuali non sono normali, è vero, ma lo dice – attenzione! – non già dal punto di vista medico o psicologico, ma da un punto di vista puramente numerico: i numeri dicono indiscutibilmente che la norma statistica è di gran lunga rappresentata dagli eterosessuali. Quindi vuol dire che non rientrano nella norma”. Semplice. Certo: l’autrice si dice in totale disaccordo con le tesi sostenute e di certo Vannacci avrebbe potuto usare altre parole. Ma non v’è motivo per crocifiggere il generale.
Le sole “categorie” con cui Vannacci ci va giù duro, spiega Scaraffia, “sono le femministe, che egli non conosce e non si cura di conoscere: ma da un generale che vanta una così importante carriera sul campo in zone pericolose cosa ci potevamo aspettare”. Il libro poi sarà pieno di errori, senza editing e con note “frettolose”. Però “bisogna riconoscergli un merito non piccolo: è un libro coraggioso, chiaro, che esprime opinioni nette in gran parte derivanti da un semplice ma evidente buonsenso”.
Di più: si tratta di “un libro che scrive quello che tantissimi italiani – e non solo quelli che hanno votato i partiti di destra – pensano sui temi caldi di oggi, e che è ben diverso da quello che propinano loro quotidianamente i media”. Niente di sconvolgente: le differenze tra i generi esistono, i gay non possono fare figli se non affittando uteri, i militanti ambientalisti predicano bene ma razzolano male, le tasse sono troppo alte e tutto il resto. Banalità, forse. Ma basate su dati di realtà. E soprattutto condivise da milioni di persone “normali”.
“La grande forza di questo libro e credo la ragione del suo enorme successo – scrive Scaraffia – sta proprio in questo muoversi sul registro del buonsenso e della realtà. Si tratta indubbiamente di un pensiero conservatore, il suo, ma soprattutto di un pensiero anti-ideologico e questo lo rende nuovo e a suo modo attraente, in un mondo in cui le ideologie dilagano e raggiungono vette mai viste, come quella di permettere a dei minorenni di decidere della propria appartenenza sessuale, affrontando percorsi medici irreversibili”.
Insomma, per Scaraffia il libro non andrebbe né trasformato in un manifesto politico (come fa qualcuno a destra) né demonizzato (come si occupa di fare la sinistra). È però un libro “da discutere” magari con “calma, pazienza e rispetto”. Inoltre va “preso sul serio. “Non merita il dileggio al quale è stato sottoposto su quasi tutti i media, che non fa che attirare la curiosità e l’interesse, e creare un baratro rispetto ai suoi molti lettori, convinti che il generale non ha tutti i torti e sanno benissimo di non essere né fascisti né suscitatori di odio”.