Ci sono due elementi che emergono dal discorso di fine anno di Sergio Mattarella e che lo distinguono a mio avviso nettamente dai precedenti: il minor spazio relativo dedicato ai problemi italiani rispetto a quelli globali o addirittura di scenario; la mancanza di parole o frasi che potessero suonare, come pure in altre occasioni è avvenuto, come ammonimenti o messa in mora di una determinata parte politica, evidentemente “figlia di un Dio minore” (il tema delle politiche sull’immigrazione, per dire, non è stato nemmeno toccato). Il risultato è, insieme alla trasmissione di una serenità repubblicana di cui veramente si sentiva la mancanza, è di fatto una piena legittimazione del governo di destra che ha ora in mano il Paese.
Tutto questo dovrebbe essere persino normale in un Paese occidentale e democratico, ma che oggi noi lo si possa segnalare come novità dimostra che un Paese normale noi non siamo mai stati, appesantiti da una retorica antifascista e da una ideologia socialisteggiante che ha come messo una cappa sulla vita civile e sullo svolgimento democratico di quella politica. Forse non ce ne rendiamo conto ma è questa una grande vittoria per la destra, più forse ancora delle concrete realizzazioni che riusciremo (si spera) a portare a temine a breve.
Alla destra deve sicuramente raccomandarsi di stare vigile e non fidarsi delle forze nemiche ma quello a cui oggi è dato assistere, e che farà “rosicare” non poco, è la sconfitta sul campo di quella sinistra alla Ezio Mauro o alla Michela Murgia, alla Scurati e alla Letta stesso: la sinistra dell’antifascismo “fascista”, del “fascismo eterno” che delegittima l’avversario moralmente per escluderlo dal campo politico. Se non morta è sicuramente in agonia la sinistra che auspicava sventure, catastrofi, guerre civili, solo due mesi fa, dopo il 25 settembre.
Due errori non bisogna però compiere ora: 1) credere che ci sia stato concesso o regalato qualcosa, perché al contrario quello di oggi è il risultato dei nostri sforzi (anche di questo foglio) di tutti questi anni e della consapevolezza che abbiamo saputo istillare negli italiani del fatto che la sinistra fosse rimasta comunista nell’animo e bluffasse al gioco; 2) che abbiamo rinunciato a qualcosa: stiamo affermando forte le nostre idee senza sudditanza psicologica e la stessa manovra, a saperla ben leggere, con l’attenzione prestata al cittadino e al produttore, rappresenta una rivoluzione copernicana non indifferente rispetto al passato. Ripeto: nulla è garantito, ma mi sembra che i motivi per essere soddisfatti a inizio anno ci siano e siano tanti.
Corrado Ocone, 1 gennaio 2023