Per creare una comunità, e non solo di spirito, i precedenti pontefici (San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) erano soliti riunire il Sacro Collegio prima di ogni concistoro “pubblico” in vista della creazione di nuovi cardinali o per le nuove canonizzazioni e lo stesso veniva fatto con il Sinodo dei Vescovi. Ciò al fine di garantire – da parte del Vicario di Cristo – quella sede preparatoria di confronto, collegialità e condivisione propria del così detto “Senato del Papa”. Il Pontificale Romano prevede infatti che, quando sono riuniti in concistoro, dopo ogni annuncio del Papa (decisioni, canonizzazioni, nomine cardinalizie, scelta dei vescovi per le diocesi più importanti), i cardinali siano interpellati uno ad uno e invitati a manifestare il loro pensiero. Che può essere un “placet”, un “non placet”, ma anche un placet iuxta modum (sono d’accordo a certe condizioni). Di questo, forse, Bergoglio ha un certo timore. Un terremoto quello della riforma della Curia che, se sarà così, farà tremare anche il colonnato del Bernini. In saecula saeculorum.
Luigi Bisignani, Il Tempo 29 novembre 2020