La nuova “dittatura preventiva”
Che l’Occidente invidi sotto sotto il modello cinese? Questa domanda se la poneva ieri Le Figaro nel recensire il libro appena uscito di un ex diplomatico. L’Occidente ha invidia e paura al tempo stesso della Cina, spiegava l’articolista, non certo per la repressione degli Uiguri (certamente esecrabile) ma per la strana mescolanza che lì sembra essersi realizzata “fra la prosperità organizzata del capitalismo cinese, che garantisce una forma di armonia sociale, e una ‘dittatura preventiva’, fondata sul controllo sociale dei dati, che rende obsoleta la “dittatura repressiva” del XX secolo”. La Cina, sulla lunga scorta di un confucianesimo ben integratosi con il marxismo e il progresso tecnico-informatico, sembra quasi proporci un nuovo equilibrio fra benessere individuale e benessere collettivo. “Il successo cinese, senza che noi osiamo ammetterlo, diventa la tentazione dell’Occidente”. Il discorso, a ben vedere, è sempre quello di Tocqueville: un individuo atomizzato e alla ricerca di piaceri effimeri è ben disposto a svendere la sua libertà a un sistema che lo protegge e lo rassicura dalla culla alla bara.
Devo dire la verità: il dibattito su no vax e no pass non mi appassiona più di tanto, soprattutto quando è urlato, fazioso, piazzaiolo, violento. Né mi sembra intelligente la retorica del “noi” contro “loro”, ove il loro che vorrebbe controllarci e sottometterci non si sa bene chi sia. E, pur avendo non pochi dubbi sul green pass, credo che la sua introduzione, in quanto legge di uno Stato democratico come il nostro, vada assolutamente rispettata. Porsi però anche in Italia, con la postura giusta e nelle sedi giuste, queste questioni di fondo, che la stampa e il dibattito esteri non occultano, credo sia importante e “salutare” (tanto per restare in tema).
Corrado Ocone, 21 novembre 2021