Riceviamo e pubblichiamo questa riflessione che ricostruisce la vera storia del Mes e spiega come il premier Conte abbia stravolta la realtà durante l’ultima conferenza stampa.
La grancassa dei giornalisti del Fatto Quotidiano e di Repubblica, sabato 11 aprile, titolava in modo reboante che la responsabilità del Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) è da imputare, esclusivamente, al governo Berlusconi (governo di centro-destra) e di conseguenza a Salvini e alla Meloni (nel 2011, ministro della gioventù senza portafoglio del governo Berlusconi). Se ripercorriamo la storia che porterà al Mes (Esm acronimo di European Stability Mechanism), si evince che un primo passo avvenne in seno all’Ecofin (Consiglio Economia e Finanza) due anni dopo la crisi finanziaria globale del 2008 (crisi dei mutui subprime e crac della banca d’affari Lehman Brothers), prima, attraverso l’istituzione di due strumenti temporanei l’Efsm (Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria) e l’Efsf (Fondo europeo di stabilità finanziaria) allo scopo di fornire un aiuto ai governi europei (Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna) in difficoltà finanziaria, e poi, infine, con l’avvento dell’Esm (Mes).
Questi strumenti nel tempo sono serviti per erogare, a partire dal 2010, un totale di 240 miliardi di euro alla Grecia, 85 miliardi di euro all’Irlanda, 78 miliardi di euro al Portogallo e 41 miliardi di euro alla Spagna. Per fare un esempio, la tanto vituperata Italia nel decennio 2009-2019 ha versato nelle casse comunitarie quasi 100 miliardi di euro serviti per i fondi di salvataggio, prestiti diretti e per il bilancio comunitario. Il Trattato che istituì l’Esm (Mes) fu siglato il 2 febbraio 2012 (da 17 Stati) per diventare operativo dall’8 ottobre 2012. L’allora governo Berlusconi – poi caduto il 12 novembre 2011 con la “deposizione” de facto del premier – siglò l’accordo nel luglio 2011 che sanciva la nascita del Mes, che andava a sostituire i due accordi temporanei precedenti, e un altro accordo successivo che ne anticipava di un anno (2012) l’entrata in vigore.
Il disegno di legge (Ddl) 5359, di ratifica ed esecuzione del Trattato, venne presentato in Senato il 3 aprile 2012 (due mesi dopo la firma del Trattato europeo che ha istituito il Mes da parte del governo Monti, che avvenne il 2 febbraio 2012). Il voto di approvazione al Senato avvenne il 12 luglio 2012 e l’approvazione definitiva venne data dalla Camera dei deputati il 19 luglio 2012. Il governo in carica era presieduto dal senatore Monti.
Così come riportato dal sito Openpolis (www.openpolis.it) i voti favorevoli alla ratifica del Trattato alla Camera furono 325, i contrari 53, gli astenuti 36, gli assenti 188 (tra questi c’era Giorgia Meloni) e i deputati in missione 26. Come riportato da Openpolis votarono a favore, tra gli altri, 168 deputati del Pd, 83 deputati del PdL, 14 deputati di Futuro e libertà. La Lega (allora Nord) votò contro (51 deputati) insieme a 2 deputati del PdL (uno di questi è Guido Crosetto cofondatore da lì a breve insieme a Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia dopo la fuoriuscita dal Popolo delle Libertà avvenuta il 20 dicembre 2012). Si può dissertare sulla liceità dell’essere presente o meno ad una votazione, ma da qui ad affermare che comunque si è stati favorevoli a prescindere è stravolgere la realtà.
Partendo dall’assunto dell’utilità del cosiddetto “fondo salva stati”, qualsiasi strumento che si adotti può avere una lettura positiva o negativa a seconda delle “modalità” di applicazione e di interpretazione, ma distorcere la realtà è tutta un’altra storia!
Se si afferma che la responsabilità del Mes è imputabile esclusivamente al governo Berlusconi, perché in quasi dieci anni di governi di centro-sinistra (tranne la breve parentesi del governo giallo-verde con lo stesso Conte premier) non si è fatto nulla per cambiarlo? Il Fatto Quotidiano e la Repubblica evidentemente a corto di argomentazioni, puntando sulla non conoscenza degli eventi da parte di una opinione pubblica distratta, tentano con una – alquanto plateale – distorsione dei fatti di convincere i loro lettori e non solo di essere i depositari del “verbo”. Una verità che in questo caso coincide “stranamente” con la verità che il governo sta sbandierando a reti unificate. Modalità, questa, molto vicina al sentiment di alcuni stati non liberali, la Cina in primis, paese nei cui confronti una buona parte di questo esecutivo nutre una profonda ammirazione!
Pecunia non olet! Ora, la Meloni e Salvini possono anche essere antipatici, mal sopportati e persino odiati da chi la pensa diversamente da loro, ma vedere un presidente del consiglio, che dovrebbe rappresentare l’intero popolo italiano, attaccare a testa bassa e con astio, a reti unificate, i capi dell’opposizione – definendoli di fatto come sciacalli – senza alcun contraddittorio è qualcosa di imbarazzante e sconcertante! Persino un giornalista come Enrico Mentana, noto per non essere un supporter della Meloni e di Salvini, ha espresso parole di sconcerto per le dichiarazioni contro gli esponenti dell’opposizione usate dal presidente del consiglio.
Forse, il fatto di essere un presidente del consiglio non “eletto” ma “nominato” dà diritto di prevaricare e giudicare le opinioni di chi la pensa diversamente? In un frangente tanto complicato e drammatico per l’Italia forse si sente la mancanza di un “vero” Winston Churchill!
Pierluigi Ametta