Politiche green

Come deve essere l’ecologismo di destra

Si può essere liberali e avere a cuore l’ambiente? Beh, certo che sì. Ma bisogna dire no all’ideologia

Si può essere di destra e avere a cuore l’ambiente? Beh, certo che sì. Quello che però è accaduto negli ultimi anni è una ideologizzazione della tematica ambientale, in particolare dal 2019 in avanti, quando è stato approvato dall’Unione Europea il cosiddetto Green Deal.

Quanto avviene con l’ambiente può avere un parallelismo con quanto è accaduto in passato con la cultura, ovvero quando dal 1968 in avanti è stato applicato il concetto di egemonia culturale teorizzato da Gramsci nei suoi quaderni, secondo cui tutte le persone che non appartenevano a una determinata area politica e culturale dovevano sostanzialmente essere emarginate attraverso il cosiddetto cordone sanitario teorizzato. Oggi sta accadendo lo stesso sui temi ambientali, per cui la sinistra, che poi in realtà non è una sinistra tradizionale, è una nuova sinistra liberal e globalista, si è impossessata della tematica ambientale. E così chiunque non è d’accordo con le eco-follie dell’Unione Europea, chiunque non è d’accordo con le direttive deliranti sulla casa green, con la direttiva che ferma il motore endotermico nel 2035, con le direttive che colpiscono i nostri agricoltori o allevatori, diventa sostanzialmente un negazionista climatico.

E viene utilizzato questo concetto, questa espressione, con un giochetto retorico che conosciamo: ovvero si cerca di mettere un’etichetta nei confronti di tutti coloro i quali hanno una visione differente a quella prevalente sulla tematica ambientale. Ma così si va a colpire la libertà di espressione.

In realtà esiste un ecologismo più che ambientalismo conservatore, esiste un ecologismo liberale che ha una visione per l’appunto differente rispetto a quella della sinistra e si basa su alcuni punti cardine.

  1. Il primo concetto è una visione dell’ecologismo che tenga in considerazione le esigenze delle imprese, delle aziende, in particolare delle piccole e medie aziende italiane, ma più in generale di tutto il comparto industriale. Noi non possiamo pensare di fare una transizione ecologica che non tenga in considerazione gli aspetti dell’economia, tema che è stato detto, stradetto e ripetuto, ma poi quando in realtà andiamo a vedere concretamente quello che accade, quando parliamo con tanti piccoli e medi imprenditori, con tanti industriali, ci rendiamo conto che le politiche che oggi vengono realizzate sono delle politiche che vanno a colpire i ceti produttivi.
  2. Il secondo punto è fare una transizione ecologica che tenga in considerazione i ceti più deboli. Noi non possiamo pensare di abbandonare le persone che hanno più bisogno, noi non possiamo pensare che una persona che ha un’automobile di 15 anni fa debba e possa comprare la Tesla ultimo modello a 70/80 mila euro. Questo è un discorso di buon senso. E lo stesso discorso vale per le ZTL: la follia di introdurre la ZTL allargata nella cosiddetta area verde a Roma, una città in cui il trasporto pubblico non funziona minimamente, va a colpire i ceti più deboli.
  3. Terzo punto, un ecologismo che superi l’ideologia. Basta ideologia sulla tematica ambientale. Non è possibile che questo argomento debba essere ideologizzato e vi debba essere una visione a senso unico che è una visione molto spesso che non tiene in considerazione dei criteri e dei caratteri di buon senso.

E poi un’ultima considerazione di carattere politico che però è estremamente importante. E mi rivolgo in questo caso ai partiti di centrodestra, in particolare a Giorgia Meloni, a Matteo Salvini e ad Antonio Tajani: non dobbiamo compiere l’errore di non parlare di questo tema, ovvero dire “no, l’ambiente è un tema che appartiene solamente alla sinistra, quindi non ne parliamo se non in modo critico, quindi se non per attaccare la sinistra”. No, è necessario invece portare avanti delle idee, è necessario portare avanti le proposte, anche perché la campagna elettorale delle europee del prossimo anno si baserà principalmente sui temi  green. È compito del mondo liberale, del mondo conservatore, del mondo identitario riuscire a giocare all’attacco e non restare sulla difensiva.

È importante riuscire a proporre una visione alternativa. Anche perché i giovani, i giovanissimi, che sono prevalentemente una generazione post-ideologica, guarderanno soprattutto in futuro quei partiti che avranno un’attenzione alla tematica ambientale, ma un’attenzione al pianeta non può e non deve produrre quelle eco-follie che stiamo conoscendo in questi ultimi anni.

Francesco Giubilei, 1 agosto 2023