Daniele Capezzone è uno dei pochi intellettuali liberali che si batte ancora come un leone contro il conformismo della sinistra e la rassegnazione della destra. I quattro presuntuosi dell’accademia avrebbero già da ridere sulla definizione di «intellettuale» per Capezzone. Ma a destra le cose non vanno meglio. E come scrive bene nel suo nuovo libro, Per una nuova destra (Piemme), occorrerebbe invece costruire un’«egemonia alternativa». E Capezzone ha tutti gli strumenti intellettuali, appunto, retorici e editoriali per farlo.
Si tratta di poco meno di 250 pagine da leggere in un fiato e da tenere sul comodino. Non si tratta della solita sparata contro i tic e le banalità della sinistra egemone, c’è anche questo, ma è una vera sferzata alla destra. Che si appiattisce, si autocommisera, si stringe in un ghetto che le hanno assegnato e talvolta è piagnona e vittimista. Quella di Capezzone è una visione liberale classica, in cui si mischia il conservatorismo come inclinazione e il libertarismo come aspirazione. C’è di tutto. Fenomenale il suo capitolo su Clint Eastwood, «che non è una maschera, virile, dura, consapevole: è una visione della vita», in cui il «governo, non è fatto da quei tre stronzi che ti interrogano», come dice uno dei suoi personaggi, l’avvocato in Richard Jewell.
E così Clint, che gran parte dell’intellighenzia mondiale tratta come un vecchio signore un po’ retrò, diventa un paladino del libertarismo, delle battaglie contro il big government. Capezzone capisce cosa voglia dire essere popolare. Può dedicare un capitolo al rilettura di Friedman e Hayek, passa velocemente da Clint a Nordquist, ma sa perfettamente che una rivoluzione liberale nasce solo se si forma una classe dirigente che abbia chiaro l’obiettivo. Per una nuova destra è un libro che dovrebbero leggere soprattutto coloro che hanno ambizioni politiche e intellettuali, chi vogliano essere fuori dal coro, sapendo che spesso il coro c’è anche a destra. È un libro in cui si parla di lotta di classe, ma di una nuova classe, trasversale a quelle tradizionali: una moltitudine di persone danneggiate dalla presenza invasiva dello Stato.
È stata la grande intuizione di Trump, sottovalutata, ma da non abbandonare. Ma anche quella di Boris Johnson. Insomma è un libro che non leggeranno le nostre classi dirigenti. Ma che consiglio vivamente ai tanti che – leggendo questa piccola «Biblioteca liberale» – ci chiedono spesso: che fare? Dentro c’è anche molto di più. Sulla pandemia e sui rimedi adottati e sulle limitazioni delle libertà – ad esempio beh su quello Capezzone è feroce e la sua orticaria verso il nuovo mondo ossessionato «dalla biosicurezza» è anche la nostra.
Nicola Porro, Il Giornale 5 dicembre 2021