Cronaca

Come i cinghiali stanno sconfiggendo Gualtieri e Zingaretti

La Capitale è ormai presa d’assalto dai cinghiali che adesso portano pure la peste suina

Cronaca

Maiali e cinghiali, si sa, sono parenti. Non è che la dittatura prevista da George Orwell si stia per caso avverando? Avrebbe solo sbagliato variante. Famiglia e genere sono gli stessi: il cinghiale verso il maiale è un po’ come il lupo verso il cane. È selvatico, non domestico. E questo è il tempo dei selvatici, dei primitivi; è la rivincita della foresta contro la città. In verità il capo dei capi dei maiali del romanzo di Orwell era “un grosso cinghiale del Berkshire dall’aspetto piuttosto feroce”. Un maiale di campagna, aggressivo e lucido, dal nome programmatico: Napoleone.

Allarme peste suina

Ci sono molti segnali che ci dicono che il cinghiale possa candidarsi alla dittatura della moderna fattoria degli animali (e degli uomini, compresi), almeno in Italia. Hanno scelto di lanciare la loro sfida direttamente nella capitale. Dopo tante incursioni segnalate negli ultimi anni – ce la siamo presa con Marino o con la Raggi, ma il loro atteggiamento imbelle forse era solo finalizzato a trovare un accordo, evidentemente sfumato – ecco che l’attacco è stato lanciato al cuore della Città eterna.

Come accade spesso agli invasori, si sono preparati una quinta colonna. Quella romana è composta da migliaia di cittadini che lasciano i rifiuti incustoditi per le strade, per assicurare il vettovagliamento necessario per gli invasori. Da parte loro, i cinghiali hanno scatenato anche una guerra batteriologica, lanciando un paio di focolai di peste suina, per ora non infetta per l’uomo, ma mai dire mai (ci stanno lavorando in un laboratorio di Wuhan). Ma Regione Lazio e Comune di Roma non si sono fatti sorprendere. Per tutta risposta hanno suggerito ai cittadini di lavarsi le scarpe, quando tornano a casa. E hanno vietato picnic e ogni forma di ritrovo “en plein air”. Ora che finalmente arriva il bel tempo i romani dovranno chiudersi in casa, come a Shanghai.

Recinzioni anti-cinghiale

Ma le istituzioni non si fermano qui. Sono state acquistate 60 chilometri di reti di recinzione; l’obiettivo è di isolare i cassonetti per renderli irraggiungibili per i famelici e prolifici aspiranti dittatori. Se poi il cassonetto diventerà irraggiungibile anche per il cittadino che vorrebbe conferire i rifiuti, o per il personale Ama (che peraltro non sembra frequentare troppo spesso i luoghi di raccolta), si provvederà diversamente. Potremmo immaginare dei corridoi umanitari di accesso; la tragica situazione in Ucraina ci impedisce di continuare con la metafora.

Animalisti contro l’abbattimento

Ma è incredibile che l’unica risposta sensata – la regolare raccolta dei rifiuti e il loro smaltimento – rimanga come l’unica procedura trascurata da Ama, Comune o Regione. Il sospetto che ci sia una intesa sotterranea con la comunità dei cinghiali si fa strada ogni giorno di più. L’idea di procedere all’abbattimento delle invadenti bestiole (il vezzeggiativo è fuori luogo, ma proviamo anche noi a ingraziarci la nuova classe dirigente) è assai contrastata. Si sono mossi animalisti di ogni genere, lobby potentissime organizzate per fare strada alla nuova dittatura orwelliana. La specie protetta è oggi destinata a controllare la vita delle nostre città, a partire dalla Capitale.

Nei parchi cittadini chi fa jogging deve attrezzarsi con gambaletti di ghisa per resistere ai morsi; chi accompagna il proprio cane deve proteggerlo con armatura per evitargli le “zannate”; e ormai chi prova a uscire di casa – è successo ieri alla Bufalotta (che cambierà presto nome, in Cinghialotta) – deve rinunciare, sconsigliando anche alla nonna di aprire la porta di casa. La discesa dei conquistatori viene da Nord. Ricorda in qualche modo quella di Massenzio, speriamo che a ponte Milvio ci sia pronto un nuovo Costantino. Contro Napoleone.

Antonio Mastrapasqua, 11 maggio 2022