Questo è il secondo dei miei quattro articoli e come promesso parlerò di Libertà e Sicurezza perché è il problema più attuale e con il quale tutti noi ci confrontiamo quotidianamente tra chiusure, divieti, permessi ed autocertificazioni.
Fragile democrazia
Ormai da mesi viviamo in attesa delle Faq del governo per conoscere i nostri diritti di giornata e pur avendo visto quanto sia semplice essere privati delle nostre libertà, non sono certo che tutti abbiano sviluppato la dovuta sensibilità alla loro tutela e conservazione. Per inciso non poter andare in ufficio è grave, ma non poter aprire il proprio negozio è letale. Scrivendo questo parole mi è venuto in mente il recente insediamento di Biden come 46esimo presidente in una Washington, quella che si definisce la Capitale del mondo libero, totalmente blindata. Tutta la retorica Usa è presente, bandiere, bande, formazioni militari… quello che manca sono solo gli americani che, un poco per paura del Covid e molto per le paure del governo, sono tenuti prudentemente lontani e chiusi nelle loro case. Ci sarebbe da riflettere mentre il presidente Biden ci parla della “fragilità della Democrazia”.
Ed è vero la nostra democrazia è fragile, e lo è anche a causa del confronto secolare tra Libertà e Sicurezza che tanto ha formato del carattere della nostra civiltà. La sfida per i liberali è sempre stata quella di trovare, nell’equilibrio instabile tra queste due esigenze, la capacità di garantire entrambe nel rispetto dei diritti individuali di ogni cittadino. Raramente ci sono riusciti. Per gli ottimisti, ed io sono tra questi, la libertà è godere del diritto di fare essendo considerati responsabili delle proprie azioni, senza dover rispondere all’invadenza di chi vuole regolare ogni aspetto della nostra vita ed ogni azione noi si voglia intraprendere. Perché l’ottimismo nella nostra capacità di progredire è il motore della storia, e la ricerca del maggiore e più diffuso livello di benessere possibile, l’obiettivo delle nostre azioni.
All’opposto troviamo la concezione dei pessimisti, io non li sopporto, certi del prevalere dell’egoismo sociale e conseguentemente scettici sulla capacità dell’uomo di evitare conflitti. Vittime delle loro debolezze, pongono in primo piano la paura e la conseguente esigenza di sicurezza, per garantire la quale sono pronti a concedere, ed a sopportare, il minimo di libertà possibile. È lo Stato egemone, pervasivo, che come è avvenuto negli ultimi anni di fronte ai problemi generati dal terrorismo, dall’ordine pubblico, dalle migrazioni fino ai più recenti legati alla pandemia non è riuscito a proporre altro che soluzioni antistoriche, dirigiste e sovente sbagliate che, aiutate dalla rivoluzione tecnologica in corso, ci stanno conducendo a considerare inevitabile quella che possiamo definire la deriva Cinese, ovvero un sempre maggiore e odioso controllo dello Stato sulle nostre azioni. Temo che la sicurezza stia diventando la scusa per decisioni rivolte esclusivamente a ridurre i nostri spazi di libertà individuale, economica e politica.
A sinistra dove parlare di sicurezza è sempre stato coniugato a socialità e mai a libertà individuale, poiché per storia e vocazione hanno sempre privilegiato l’aspetto quantitativo e redistributivo (il popolo, la ricchezza, ecc.) ai diritti dei singoli. Non dimentichiamo che la sinistra è tributaria dello Stato, mentre ne insegue l’occupazione in nome di una superiorità morale mai esistita. Mentre a destra, erroneamente focalizzati su un concetto di sicurezza basato sulla chiusura e sull’esclusione dell’“altro”, sono ormai vittime di un nazionalismo banalizzato ed antistorico che li conduce a politiche illiberali e anti europee. Errore che li sta condannando ad essere un semplice cartello di interessi e non il blocco sociale potenzialmente egemone nel panorama politico Italiano.
Serve una maggioranza decisa e responsabile
Insomma la sicurezza alla quale tanti sembrano anelare non potrà essere raggiunta né attraverso la chiusura e l’isolamento da quanto ci è estraneo, come sembra chiedere la destra, né dalla volontà di abdicare ai nostri diritti per poter accedere ad infinite rendite redistributive/assistenziali svincolate da ogni responsabilità, come sembra auspicare una vecchia sinistra oggi alla riscossa, accompagnata da larga parte del pur morente mondo 5 stelle. La futura maggioranza dovrà sviluppare analisi lucide e non ideologiche delle sfide che ci si propongono (migrazioni, denatalità, paura sociale, economia asfittica, debito esploso e tutto il resto che la storia ci proporrà) e mettere in atto misure ispirate, prima di ogni altra considerazione, al rispetto dei diritti individuali dei cittadini e di quanti, transitando nel nostro territorio, siano soggetti alle nostre leggi. Questa non è una formula generica, come potrebbe apparire, ma un completo cambio di prospettiva nel compiere le future scelte politiche privilegiando: la fiducia nei cittadini, la responsabilità nelle scelte, la certezza del diritto.
Se questi uomini e donne esistono li metteremo alla prova tra pochi mesi e dovranno dimostrarsi capaci di affrontare i problemi senza ideologismi e paraocchi. Ma avranno successo solo se saranno capaci di liberarsi delle ipoteche storicamente imposte da antichi e consolidati gruppi di pressione, unicamente rivolti a mantenere le proprie posizioni di rendita politica o economica (Sindacati, burocrazia, ecc.). La vicenda della Brexit è stata esemplare di come la paura, le false informazioni, la manipolazione delle coscienze, possano determinare esiti profondamente sbagliati al solo servizio di pochi.