Ben lungi dall’essere qualcosa di non ponderato, ben lungi dall’essere un colpo d’ala, l’idea di allacciare rapporti con la Cina comunista di Mao era nella mente di Richard Nixon da tempo, addirittura dall’anno precedente la campagna elettorale del 1968. Ne aveva infatti scritto nell’ottobre 1967 in Foreign Affairs.
Una volta in sella, il presidente repubblicano operò compiutamente in tale direzione. Certamente, fra i molti provvedimenti, tra le molte iniziative intraprese, importante oltre ogni dire la decisione di votare contro ma di non porre il veto alla risoluzione dell’Onu che ammetteva nel consesso la Cina nel contempo includendola al posto di Taiwan nel Consiglio di Sicurezza.
Correva l’anno 1971 che, in quest’ambito, sarà caratterizzato dalla strombazzata visita della squadra americana di tennis da tavolo nel paese asiatico (la cosiddetta “Diplomazia del ping pong“) e soprattutto dalla missione segreta in quelle bande di Henry Kissinger tra il 9 e l’11 luglio, missione tesa a preparare la successiva, storica visita, annunciata il 15 luglio, del Presidente Usa.
È tra il 21 e il 28 febbraio 1972, quindi, che gli Stati Uniti d’America e la Cina maoista davvero si incontrano superando barriere ideali, ideologiche, politiche e sociali di grande conto. Si mirava alla costruzione di un clima di fiducia e successivamente si opererà in tal senso.
Mauro della Porta Raffo
Presidente onorario della Fondazione Italia USA
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