Il diritto di manifestare? Va “compresso”. Dunque ridotto. Cioè limitato. Non accade nel peggiore bar di Caracas, ma in Italia, lato orientale, per la precisione Trieste. Da settimane la città è teatro di cortei, proteste e sit-in di no green pass o no vax, dapprima nati come supporter dei portuali triestini e ora diventati il simbolo di chi s’oppone allo stato di emergenza perenne. La rivolta potrebbe finire presto, o almeno questo è il desiderio di sindaco, prefetto e governatore che oggi hanno presentato le prossime contromosse: divieto di manifestare in Piazza Unità d’Italia, “ammende molto importanti” per chi viola i divieti e sanzioni per chi non indossa la mascherina.
Va bene, non condividere le posizioni di Puzzer&co. è legittimo. Il sindaco Di Piazza e il leghista Massimiliano Fedriga pensano ai come evitare di far tornare il Friuli Venezia Giulia in zona gialla. Si può capire. Però sentir dire al prefetto che occorra “comprimere” il “diritto alla libera manifestazione”, beh: questa è tutta un’altra storia. Quando si parla di restrizioni liberticide sarebbe il caso di andarci coi piedi di piombo. E invece il prefetto Valerio Valenti, spaventato dalle “persone che vengono da fuori e ci infettano”, ritiene che oggi “il diritto alla salute” prevalga sulla libertà di espressione. Siamo sicuri? E siamo convinti sia normale che un prefetto prometta il pugno duro tout court?
Per impedire che “tante persone continuino a sfidare il virus, si ammalino e lo diffondano”, Valenti ha infatti pensato a “sanzioni particolarmente dure per gli organizzatori delle manifestazioni in cui non vengono usate le mascherine”. Giusto, vero. Il decreto legge prevede che anche all’aperto, in caso di assembramenti, le maschere siano obbligatorie. E nessuno di noi oserebbe dar credito a quel pugile convinto di essersi infettato a causa degli idranti della polizia. Ma qualcuno ha forse fatto notare, o sanzionato, i politici che al G20 parlottavano al chiuso della Nuvola di Fuksas senza indossare alcunché? Le Faq parlano chiaro: occorre portarle. Il dottor Valenti potrebbe prendere provvedimenti in merito, o magari chiedere lumi al collega romano.
Perché far figli e figliastri non va mica bene. A Milano migliaia di persone scendono in piazza in favore del ddl Zan e nessuno dice nulla. Lì non c’è il rischio di ammalarsi? Evidentemente il coronavirus viaggia solo tra i no pass. Corre sulle bandiere no vax. Naviga coi portuali. Se il corteo è progressista, invece, se ne sta alla larga. Andate a vedere le immagini della piazza convocata da Landini dopo l’assalto alla Cgil: quante mascherine notate? Poche, anzi: nessuna. Qualcuno avrebbe mai osato dire che per il bene del Lazio sarebbe stato necessario “comprimere” le manifestazioni antifasciste? No, ovviamente. E per fortuna, aggiungiamo noi. Attendiamo allora pari indignazione per la decisione di varare un provvedimento con cui la piazza principale triestina, dove da giorni i no pass organizzano proteste e picchetti, verrà interdetta ad ogni corteo. “Il diritto a manifestare va temporaneamente compresso”, dice il prefetto. “Serve massima durezza”, ribadisce il sindaco. Il quale sostiene di aver già chiesto provvedimenti “ma mi è stato risposto che la Costituzione prevede il diritto a manifestare”.
Maddai: che roba strana questa democrazia. Così sfacciata da assicurare anche ai no pass la libertà di dissentire.