A.A.A. cercasi capolista. Comunista o democristiano? Anzi. Ex comunista o ex democristiano? Ruota attorno a questo dilemma il dibattito nel mondo del Pd romano. Al Nazareno sono assai preoccupati da una serie di sondaggi riservati che sarebbero giunti sul tavolo dei piani alti del partito. Carlo Calenda corre veloce nel centro storico, Virginia Raggi resiste nelle periferie, e Roberto Gualtieri? L’ex ministro studioso di Antonio Gramsci non sfonda, non incide in una campagna elettorale che non è mai decollata. E che forse decollerà solo a settembre. Chissà.
Intanto, da quelle parti si litiga sul capolista della lista dei democrat: chi lo farà? Gli eredi di via delle Botteghe Oscure vorrebbero puntare le fiches su Alessio D’Amato, assessore alla Salute di Nicola Zingeretti in Regioni. Ma gli ex democristiani che ancora hanno voce in capitolo storcono il naso: «Perché proprio lui che dovrà occuparsi di vaccini, del caso hacker, e della riaperture delle scuole? Come farebbe a coniugare la campagna elettorale con l’attività assessoriale?». E allora, dicono i centristi, meglio mettere Silvia Costa, eletta per prima volta alla Camera nel 1983 grazie alla Dc. Dunque, democristiana doc. Insomma, il clima è più o meno questo. E in un amen sembra essere tornati a prima del compromesso storico. Quando Giulio Andreotti si mostrava scettico sulla formula dell’alleanza con il Bottegone: «Il compromesso storico è il frutto di una profonda confusione ideologica, culturale, programmatica, storica. E all’atto pratico risulterebbe la somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo comunista».
Antonio Russo, 10 agosto 2021