Ormai è chiaro: per le opposizioni Giorgia Meloni e il suo esecutivo rappresentano il male assoluto, l’origine e la causa di tutti i problemi che affliggono il paese. Ogni singolo episodio di violenza che dovesse registrarsi all’interno del territorio nazionale, ogni caso di aggressione fisica o verbale, ogni deprecabile accadimento in qualche modo etichettabile come omofobo, sessista, razzista o squadrista, è infatti di per sé da attribuire al cattivo operato del governo. A quella deriva fascistoide in cui il paese è sprofondato dal giorno in cui il centrodestra ha vinto democraticamente (ma questo è solo un dettaglio insignificante) le elezioni.
Per rendersi conto di ciò di cui si parla, e di come le opposizioni tendano oltremodo a strumentalizzare dei singoli casi di violenza per finalità meramente politiche, basta prendere in considerazione due recenti episodi di cronaca: l’aggressione della coppia gay a Roma, e quella del cronista del quotidiano La Stampa a Torino ad opera di alcuni militanti di Casapound. Due squallidi episodi di vile intolleranza, di violenza inaccettabile. Da condannare senza se e senza ma.
Condanna che infatti è prontamente arrivata da parte di Giorgia Meloni, che non ha minimamente esitato a stigmatizzare l’accaduto: “Esprimo la mia solidarietà al giornalista Andrea Joly, rimasto vittima ieri sera di un’inaccettabile aggressione a Torino. Un atto di violenza che condanno con fermezza e per il quale mi auguro i responsabili siano individuati il più rapidamente possibile”, ha detto la leader di Fdi nel caso dell’aggressione del cronista a Torino.
Eppure, per partiti ed organi di informazione anti-meloniani sembra non bastare. Non è sufficiente che il presidente del Consiglio condanni con fermezza un episodio di violenza ed esprima solidarietà all’aggredito augurandosi di assicurare alla Giustizia gli aggressori. Troppo poco per non essere considerati complici, o peggio, responsabili dell’accaduto. E quindi si accusa Giorgia Meloni di ricorrere alla “strategia dello struzzo”, di voler lasciare impuniti gli aggressori, di aver instaurato un clima di odio che ha avuto come effetto quello di moltiplicare gli attacchi alla libertà di stampa, e finanche di voler condurre una crociata anti Lgbt, come ha sostenuto convintamente Alessandro Zan: “In Italia assistiamo a un’ondata di violenza senza precedenti generata dalla crociata del governo Meloni contro le persone LGBTIAQ+ e i loro diritti”. Insomma, tutta colpa della Meloni e del suo governo.
Sarà. Ma a questo punto vale la pena chiedersi: cos’altro avrebbe potuto fare il presidente del Consiglio se non condannare l’aggressore e solidarizzare con l’aggredito? Il sospetto (fondato) è che qualunque cosa avesse fatto, nulla sarebbe cambiato. Non riuscendo a contrastarla sul piano politico, le sinistre l’avrebbero comunque additata quale “mandante morale” delle due aggressioni. Per la serie: come fai sbagli. Soprattutto se ti chiami Giorgia Meloni.
Salvatore Di Bartolo, 22 luglio 2024
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