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Con Draghi siamo meno liberi dell’anno scorso

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Lo scorso anno nel mese di maggio abbiamo recuperato l’esercizio, seppure parziale, delle nostre libertà dopo mesi 2 mesi di rigida compressione disposta dal lockdown generalizzato. Se confrontiamo le disposizioni correnti (coprifuoco alle 22 e i limiti di accesso ai ristoranti) con quelle del 2020 registriamo una minore libertà nonostante il quadro sanitario sia meno complesso e problematico.

I numeri parlano chiaro

Il 7 maggio del 2020 i nuovi casi di coronavirus erano 1.401 (+ 0,6%) e 274 morti (+ 0,9%). I tamponi processati 70.349 e le terapie intensive 1.311 (-22). Nello stesso giorno dell’anno corrente, con 328.612 tamponi effettuati, i nuovi positivi sono stati 10.554 (3,2%) e 207 vittime (- 19,8%). Le terapie intensive si attestano a 2.253 (- 55). Da settimane è in atto un trend in flessione dei morti, dei ricoveri e delle terapie intensive con la campagna di vaccinazione in miglioramento che, peraltro, lo scorso anno non fungeva da antemurale profilattico alla propagazione del virus. Considerando l’età media dei decessi a 81 anni e la percentuale di vaccinati over 80 pari a circa il 60%, possiamo ritenere la fascia anagrafica più fragile preservata dagli anticorpi neutralizzanti il contagio. Il combinato disposto della vaccinazione e dell’impatto clinico in declino del Covid non giustificano il mantenimento delle restrizioni più penalizzanti per alcune categorie economiche e per il generale senso di libertà dei cittadini.

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