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Con i soldi Ue non pagateci il clientelismo

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Come può il governo della decrescita felice, dei sussidi e delle nazionalizzazioni usare i fondi europei per realizzare le eterne riforme sempre attese e passare da un sistema improduttivo e assistenziale a un sistema produttivo e virtuoso? Questa è la macroscopica contraddizione del governo Conte II ossia l’esecutivo sorretto da M5S e Pd che odiano le audaci imprese delle partite Iva e amano alla follia ogni tipologia di statalismo. Tant’è che i miliardi che dovranno arrivare dall’Europa – 209 di cui 82 a fondo perduto e 127 in prestito – sono al momento più un problema da risolvere che un reale tesoro al quale attingere. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha messo subito sull’avviso il presidente Conte: servono riforme serie e non sussidi per alimentare clientele. Bene.

Ma Conte, detto l’illusionista, cosa fa? Annuncia l’ennesima task force per il piano di rilancio. In pratica, ricomincia daccapo con le supercazzole della task force Colao svanita nel nulla o con la sceneggiata degli Stati generali, come in una sorta di Monopoli in cui si riparte sempre dalla casella iniziale e non si giunge mai a destinazione. Insomma, è già ricominciato il solito teatrino italiano dopo che la Merkel, insieme con Macron, ha governato alla grande sia il caro vecchio continente sia il suo tradizionale bel giardino italiano. Realizzando, di fatto, quella modesta proposta di Prezzolini il quale diceva che il governo italiano per essere utile andrebbe affidato agli austriaci. Dall’Austria alla Germania il passo è breve e, a conti fatti, senza avere fisime sovraniste che sono un lusso che non possiamo permetterci, sarebbe il modo migliore per realizzare le già menzionate eterne riforme.

Fin qui siamo dalle parti, più o meno, del paese legale. Un passo avanti ed eccoci arrivati nel paese reale in cui i soldi veri e reali non sono quelli che si trasferiscono dallo Stato ai cittadini bensì quelli che passano dai cittadini allo Stato. Qui non c’è “pagherò” che tenga perché i versamenti fiscali – le tasse – vanno pagate tutte e subito. L’animale statale ha fame e bisogna dargli da mangiare per coprire le tante spese del suo fabbisogno che, come nel più classico dei circoli viziosi, gravano proprio sulle spalle di ciò che resta del sistema produttivo italiano. L’Italia, infatti, si regge, ormai, su un gigantesco segreto di Pulcinella che Luca Ricolfi nel suo libro La società signorile di massa (La nave di Teseo) ha rivelato sulla base di numeri e dati: il numero di chi non lavora ha superato ampiamente il numero di chi lavora; tuttavia, l’accesso ai consumi opulenti ha raggiunto una larga parte della popolazione; ma l’economia è ferma, immobile, ristagna e cammina come un gambero con un passo avanti e due indietro.

Dunque, come diceva quel tale: “Bella vita se durasse!”. Ecco, il punto è proprio questo: il tempo è scaduto e da un momento all’altro può arrivare lo schianto della società signorile di massa in cui tanti oziano, senza essere nemmeno creativi, e pochi, troppo pochi lavorano mandando avanti la baracca.

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