Schlein ha vinto, Bonaccini ha perso. Fine della notizia, tutto il resto è chiacchiericcio giornalistico alimentato da quelli che parlavano della inevitabile vittoria del Bonaccini formato hipster, uno non ha mai fatto nulla nella vita salvo iscriversi al Pci, e che adesso trovano inevitabile il successo della Schlein formato woke, una che ha fatto di tutto nella vita salvo dimenticarsi di iscriversi al Pd. Trovo fantastico che gli analisti politici si trasformino immediatamente in commentatori politici non appena capiscono di aver sbagliato le loro analisi. Pensavo una cosa, l’ho scritta per mesi cercando di influenzare le scelte dei miei lettori, ho sbagliato e adesso vi spiego perché non avevate capito nulla.
No Meloni, no Schlein
Come Repubblica che ci spiega come grazie alla Schlein, la Meloni sia tornata nel secolo scorso. In realtà se fosse stato eletto Bonaccini il secolo scorso se lo sarebbe portato appresso considerato che malgrado il rinnovato look modernista, vedendo gli ultimi sondaggi, si è sentito costretto a ricordare che lui era orgogliosamente comunista. Alla faccia della modernità. Una cosa è certa la Meloni, vincendo la sfida con Forza Italia e Lega, ha costretto quei babbei maschilisti del Pd a subire una donna a capo del partito. Senza la Meloni non avremmo avuto la Schlein e grazie alla Meloni il secolo scorso ce lo stiamo lasciando alle spalle. Sì Repubblica, alle spalle.
Abbiamo visto la Presidente del Consiglio piangere davanti ad una fossa comune, senza manifestare alcuna debolezza ma semplicemente perché era umano farlo; abbiamo ascoltato la segretaria del Partito democratico dire che ama indistintamente uomini o donne semplicemente perché è legittimo poterlo fare. Una viene dalla tradizione che non ammetteva tentennamenti o cedimenti sentimentali e l’altra governa il Partito che non ammetteva che Nilde Iotti e Togliatti si amassero.
Delusione Bonaccini
Benvenuti nella nuova Italia. Di fronte a questa rivoluzione Bonaccini suonava come una campana rotta e se Schlein è tutto marketing, lui è come le gomme ricoperte, nuove fuori e vecchie dentro. La principale caratteristica di Bonaccini è di non aver mai fatto un fico secco, salvo iscriversi quasi neonato al Pci (straordinario il curriculum pubblicato dalla Regione Emilia Romagna). Le uniche idee nuove sono state nell’ordine: dimagrire, farsi crescere la barba lasciandola più lunga al centro, mettersi i RayBan a goccia, portare i pantaloni corti e stretti in fondo, donandosi un look vagamente hipster. Grazie a queste straordinarie qualità, la maggioranza degli analisti politici, perfettamente allineati ai dirigenti del Pd che hanno confermato con il loro voto questa opinione, aveva deciso che era l’inevitabile futuro segretario del Pd, ovvero potenzialmente il prossimo presidente del Consiglio. A Roma si dice “se la cantano e se la suonano”, ma questa volta non ha funzionato.
Garbatella vs Lugano
Io sono orgoglioso di una Italia dove una donna cresciuta alla Garbatella, che ha fatto gavetta attaccando i manifesti per Giorgio Almirante, possa diventare presidente del Consiglio e un’altra, nata in Svizzera e cresciuta tra Italia e Stati Uniti, dopo aver fatto la campagna elettorale per Obama possa essere il segretario del Pd, ma ancor più sono felice che un vecchio rottame del Pci come Bonaccini continui a fare quello che forse sa fare: amministrare localmente in Emilia Romagna.
P.S. Do una notizia: la nascita del nuovo Pd targato Schlein, woke (pappamollesco nella fantastica traduzione utilizzata dai Repubblicani Usa) e transgender, non è la riaffermazione della Ditta sotto un nuovo cappello capace di intercettare il voto giovanile abbandonando il renzismo, come molti arguti analisti gattopardeschi sostengono, ma la sua definitiva sconfitta per manifesta incapacità di riformismo. Ma questo lo diranno arguti commentatori ritardatari tra qualche mese.
Antonio De Filippi, 3 marzo 2023