Esteri

La corsa all'Eliseo

Con Le Pen il doppio turno è ridotto a una farsa - Seconda parte

Al ballottaggio di domenica la leader della destra arriva con qualche difficoltà in più rispetto a Macron

Mélenchon, l’insoumis (il ribelle), leader di una sinistra ciarliera ed inconcludente più che ribelle, ma sicuramente preparato sui dossier che, dopo aver raccolto circa gli stessi voti del 2017, si è ritirato in un tartufismo di maniera proponendo il non voto per la Le Pen. Classico esemplare che fa sognare i nostri maitre a penser, prima di risvegliarsi nei deliri di un Pagliarulo o nella vacuità di un Canfora.

Zemmour, giornalista del Figaro che si definisce gollista-bonapartista, atteso come grande novità capace di incarnare una nuova destra salda sui principi e pronta a confrontarsi con la modernità uscendo dal recinto lepenista. Purtroppo, diversamente dai suoi articoli e dai suoi libri (da leggere), è finito in una campagna talmente scialba da relegarlo al quarto posto, scontento e ininfluente.

Comunque due protagonisti capaci, per carisma e capacità dialettiche, di impensierire Macron in un dibattito a differenza della Le Pen, obbligandolo ad abbandonare l’atteggiamento da primo della classe e spiegarsi ad un paese che lo vota senza capirlo e senza amarlo. Perciò do una notizia, Macron sarà eletto per un secondo mandato. L’Europa sarà salva e i francesi continueranno a chiedersi perché Macron sia il presidente?

Antonio De Filippi, 22 aprile 2022

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