L’essere figli di non è, in nessun caso, un marchio che può etichettare una persona come malfattrice. Il vecchio detto “il frutto non cade mai lontano dall’albero” può a volte alimentare pericolosi pregiudizi, segnando l’esistenza di quanti subiscono l’etichetta che la famiglia ha impresso su di loro. Tuttavia, questo pregiudizio ignora un principio fondamentale del diritto: la responsabilità penale è personale, non trasmissibile e non ereditaria. Questa, in sintesi, è la posizione che oggi Vittorio Feltri esprime nella sua “stanza” sul Giornale e che mette nel mirino Roberto Saviano, il mafiologo che ieri ha vergato un duro articolo contro la figlia di Matteo Messina Denaro.
Negli ultimi tempi, la vita di Lorenza Alagna, figlia di Franca Maria Alagna e del boss di Castelvetrano, è stata esposta sui giornali e in televisione. È stata dipinta, scrive Feltri, come destinata a “prendere in mano le redini del potere mafioso, di portare avanti l’impresa criminale guidata fino a ieri dal babbo mai conosciuto, di ereditare ogni cosa, non soltanto quattrini ma anche doveri, responsabilità, codici, attività paterni”. Il tutto perché, poco prima della morte, ha deciso di assumere il cognome pesante dell’ex boss, morto di tumore pochi giorni fa. “Noi non conosciamo le motivazioni” dietro questa scelta, ragiona il direttore del Giornale, dunque fare un processo alle intenzioni è una “ingiustizia”.
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Feltri attacca il pezzo scritto da Roberto Saviano per il Corriere della Sera, dove lo scrittore dava sostanzialmente per certa l’affiliazione della donna alla famiglia mafiosa. “Nell’articolo – attacca Feltri – con la pretesa di spiegarci la mafia, Saviano ci narra l’esistenza privatissima di una giovane che non ha alcuna colpa, che non ha fatto nulla di male, ma che evidentemente è colpevole, per Saviano, di essere figlia di Matteo Messina Denaro”.
Secondo Feltri, questa donna deve aver sofferto molto. Non ha mai conosciuto il padre che veniva giustamente descritto come assassino e stragista. Un mafioso. Un capo dei capi. “Si sarà vergognata crescendo, in particolare nella fisiologica fase di ribellione dei figli ai genitori, di quel cognome che pure non portava ma che in qualche maniera la macchiava”.
Impossibile dire se effettivamente Lorenza oltre al cognome prenderà anche l’eredità materiale e “mafiosa” del padre. Ma ad oggi, secondo Feltri, dovremmo tenere conto del suo “gigantesco abbaglio di dolore”. “Di tutto ciò il femminista Roberto Saviano non ha tenuto conto – scrive il direttore – Per questi era più importante sbattere sul giornale l’intimo di una donna che è rea di avere accettato di farsi chiamare Lorenza Messina Denaro. Con quale diritto Saviano ci consegna i particolari sessuali della vita di Lorenza? Con quale diritto ci dice che persino il babbo la reputava leggera, una che «capisce solo il c…», con quale diritto la sporca pubblicamente in questa maniera, dipingendola alla stregua di una donnaccia”.
Per Feltri, Saviano non sarebbe altro che un “finto femminista” dedito al “doppiopesismo e all’ipocrisia” tipica della sinistra. Poi l’affondo: “Se il finto-femminista Saviano ha voglia di scrivere di sesso, scriva un romanzo erotico e non violi la privacy di una donna che per di più non ha compiuto alcun delitto”.
Franco Lodige, 27 settembre 2023