A tale proposito preme ricordare – e non le dimenticheremo – le recenti sadiche parole del ministro Brunetta quando afferma che i tamponi naso-faringei non devono solo avere un pesante costo economico, ovviamente a carico del lavoratore che non si vaccina, ma devono avere soprattutto un “costo psichico”. Chi non si vaccina deve soffrire e tanto! Parole odiose e infelici che, comunque, ben riassumono il clima crescente di criminalizzazione, emarginazione, psichiatrizzazione avverso chi si oppone alla inoculazione forzata di tale vaccino. Da parte di virologi, uomini politici, giornalisti e opinionisti è stato formalizzato un così ampio repertorio di offese gratuite, auguri di morte, minacce terrorizzanti, attorno al quale sarebbe ragionevole porre metaforicamente un cordone sanitario in quanto indubbie espressioni sintomatiche di sottostanti disturbi, anche gravi, della personalità.
Un mondo disumano ci aspetta? Chissà?
Di certo, un mondo nuovo, ostile, divisivo, violento, capace di relativizzare perfino diritti inviolabili della persona si sta imponendo con la velocità di un computer. Come ha scritto Michel Houellebecq (Corriere della Sera, 4 maggio 2020): “ci sveglieremo in un nuovo mondo… ma peggiore”. A fronte di un sommovimento di tale portata è saggio interrogarci per quanto a lungo dovremmo continuare ad essere cittadini afasici e infantilizzati, gregge inerme da dover essere vaccinato al cento per cento, nessuno escluso.
Proprio come si fa con le bestie.
Senza cautele, senza precauzioni, senza approfondite valutazioni mediche sul da farsi, caso per caso e in aree problematiche, di fatto, molto ampie. Tutti all’hub, senza neppure portare con sé una propria cartella clinica. E, soprattutto, subire un vaccino con tanti “non detti e non dicibili”. Davvero, troppi. Poche le risposte e non aperte all’ottimismo. Ma se non vorremo soccombere al peggio, dovremmo almeno partire da un presupposto e farlo proprio, ovvero che “la più grande delle trasgressioni è il pensare” (Philipp Roth, ‘Ho sposato un comunista’). Non ci resta che questa trasgressione, purtroppo.
È, dunque, onore a Cacciari, Agamben, Freccero, e a ben pochi altri, voci libere, autentiche e minoritarie che si stagliano dalla triste palude di slogan invecchiati che hanno perduto ogni loro potere di convincimento.
Marzia Ganucci Cancellieri, 16 ottobre 2021