di Marzia Ganucci Cancellieri
La pandemia Covid-19 è tuttora in atto in gran parte del mondo. Ma per ragioni che non ci sono affatto note, sembrerebbe che in Italia, per una terribile vendetta degli Dei…, questo coronavirus, con tutte le sue varianti alfa, beta, gamma, delta, ed altre, colpisca con una virulenza inaudita rispetto ad altri Paesi europei. Sennò non si spiegherebbe la ratio per la quale qui siano state imposte misure così restrittive delle libertà che nessun altro Paese europeo ha applicato e sta applicando e di cui, peraltro, non si trova riscontro nella storia dello stato italiano nei suoi cento cinquant’anni di esistenza.
L’Italia in perenne emergenza
Un fenomeno davvero straordinario di cui andar fieri nel mondo: l’Italia un’apripista per come si affronta una pandemia che qui sembrerebbe connotarsi come una emergenza senza fine, dato che nessuno dei nostri governanti si sente in dovere di lasciare aperta una qualche speranza, ovvero che da questa situazione emergenziale ne usciremo entro qualche tempo e che non sarà per sempre. Nonostante la campagna di vaccinazione proceda meglio che in tutta Europa e che i reparti ospedalieri di rianimazione per pazienti covid siano per lo più quasi vuoti.
Un green pass è per sempre
Una sensazione diffusa e sgradevole che di questo green pass non ci liberemo mai più, così come non ci libereremo più di terze, quarte, quinte dosi di vaccini di fatto obbligatori, probabilmente da reiterarsi con una cadenza ogni sei/nove mesi, nonostante che siano ufficialmente in arrivo farmaci e terapie più che efficaci soprattutto se prescritti fino dai primissimi sintomi della malattia.
Più che una sensazione, la certezza che in pochi mesi in Italia siamo diventati un popolo che, senza una legge nazionale, è stato praticamente obbligato ad un vaccino molto “particolare”, per usare un eufemismo, senza il quale non si ottiene il green pass, un lasciapassare ineludibile addirittura per andare a lavorare, per prendere un freccia rossa, entrare in un cinema, in un museo o all’interno di una pizzeria quando comincerà a fare freddo. In sintesi per vivere. E se non hai la tessera verde non sei più un cittadino italiano. Sei solo un non tesserato, senza diritti, senza tutele, bersaglio di offese, di ridicolizzazioni, di attacchi scomposti anche da parte di figure istituzionali che non se lo potrebbero permettere.
Lo strazio dei tamponi Covid
Di fatto non risulta esserci una reale, dignitosa, alternativa al vaccino. Il sottomettersi, almeno tre volte alla settimana, per mesi e forse per anni, al supplizio di un tampone nel naso e in gola, tecnica oltretutto invasiva e molto pericolosa per la salute, non può connotarsi, di certo, come una soluzione equa, realistica, soprattutto per chi lavora, e rispettosa del diritto della persona a non essere violentata nel proprio corpo. Espongo una mia recentissima esperienza: dopo essermi sottoposta a cinque tamponi consecutivi naso faringei molecolari, mi rivolgo alla farmacia per un ulteriore tampone chiedendo se potevo fare un salivare, esame non aggressivo, dato un sopravvenuto problema nella narice a seguito di un sanguinamento. Mi è stato risposto un secco “No”. Ho dovuto rinunciare al tampone e ad impegni importanti già assunti.
Trovo tutto ciò non degno di un Ministero della Salute, anzi, non degno di un paese civile. Neppure alle bestie si potrebbe imporre un tale supplizio.
A tale proposito preme ricordare – e non le dimenticheremo – le recenti sadiche parole del ministro Brunetta quando afferma che i tamponi naso-faringei non devono solo avere un pesante costo economico, ovviamente a carico del lavoratore che non si vaccina, ma devono avere soprattutto un “costo psichico”. Chi non si vaccina deve soffrire e tanto! Parole odiose e infelici che, comunque, ben riassumono il clima crescente di criminalizzazione, emarginazione, psichiatrizzazione avverso chi si oppone alla inoculazione forzata di tale vaccino. Da parte di virologi, uomini politici, giornalisti e opinionisti è stato formalizzato un così ampio repertorio di offese gratuite, auguri di morte, minacce terrorizzanti, attorno al quale sarebbe ragionevole porre metaforicamente un cordone sanitario in quanto indubbie espressioni sintomatiche di sottostanti disturbi, anche gravi, della personalità.
Un mondo disumano ci aspetta? Chissà?
Di certo, un mondo nuovo, ostile, divisivo, violento, capace di relativizzare perfino diritti inviolabili della persona si sta imponendo con la velocità di un computer. Come ha scritto Michel Houellebecq (Corriere della Sera, 4 maggio 2020): “ci sveglieremo in un nuovo mondo… ma peggiore”. A fronte di un sommovimento di tale portata è saggio interrogarci per quanto a lungo dovremmo continuare ad essere cittadini afasici e infantilizzati, gregge inerme da dover essere vaccinato al cento per cento, nessuno escluso.
Proprio come si fa con le bestie.
Senza cautele, senza precauzioni, senza approfondite valutazioni mediche sul da farsi, caso per caso e in aree problematiche, di fatto, molto ampie. Tutti all’hub, senza neppure portare con sé una propria cartella clinica. E, soprattutto, subire un vaccino con tanti “non detti e non dicibili”. Davvero, troppi. Poche le risposte e non aperte all’ottimismo. Ma se non vorremo soccombere al peggio, dovremmo almeno partire da un presupposto e farlo proprio, ovvero che “la più grande delle trasgressioni è il pensare” (Philipp Roth, ‘Ho sposato un comunista’). Non ci resta che questa trasgressione, purtroppo.
È, dunque, onore a Cacciari, Agamben, Freccero, e a ben pochi altri, voci libere, autentiche e minoritarie che si stagliano dalla triste palude di slogan invecchiati che hanno perduto ogni loro potere di convincimento.
Marzia Ganucci Cancellieri, 16 ottobre 2021