Prima notizia: Massimo Galli è innocente. O almeno lo è per noi, che garantisti lo siamo e lo rimaniamo anche quando a finire sotto le grinfie dei Nas finisce un televirologo con cui non abbiamo mai avuto ottimi rapporti. La seconda notizia, invece, è che la procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati l’ex direttore del reparto di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco meneghino.
Roba di presunti concorsi universitari truccati che coinvolgerebbero 33 persone, di cui 24 professori provenienti da Atenei di mezza Italia. Non entreremo nel merito delle accuse, visto che per ora restano teorie d’indagine dei procuratori, supportate da alcune intercettazioni, ma ancora tutte da provare.
Nessuna goduria, insomma. Resta però la sorpresa per questo ennesimo colpo di scena di un autunno caldissimo sul fronte delle inchieste. Prima Luca Morisi, crocifisso per certi festini a base di droga. Poi Carlo Fidanza, pizzicato in 10 minuti di atteggiamenti sconvenienti da tre anni di inchiesta di Fanpage. E ora Galli, che per molti è stato una sorta di infallibile profeta del coronaviurs e invece finisce nel tritacarne giudiziario. Siamo pronti a scommettere che il trattamento lui riservato dalla stampa sarà più simile a quello garantista dedicato a Lucano che all’affondo manettaro dedicato a Morisi&co. In fondo lui è l’affidabile virologo cui rivolgersi per capire come comportarci, l’uomo dei lockdown, delle chiusure, dei “rischi calcolati male”. Però si capisce lo sconcerto di alcuni. Vogliamo dire: possibile? Possibile che il televirologo che bollava gli assembramenti sui navigli come “comportamenti sciagurati” abbia violato le leggi come un “barone” qualsiasi?