Bisogna partire da molto lontano, da una scena di rara potenza evocativa, tale da oscurare Murnau e financo la Corazzata Potemkin del Maestro Sergej M. Ėjzenštejn. Quella di Lino Banfi nei panni del Barone Patané sfottuto dagli amici per il figlio “Gianculino”, in sospetto di gaytudine: “Sì! È indisposto mio figlio: sta aspettando il ciclo. Quella puttèna di tua sorella invece sta aspettando la motocicletta! Non ridi più adesso, eh?”.
Ecco: il Barone Patané siamo noi, e tre quarti di mondo sta dicendo, in tutte le lingue del mondo “non ridi più adesso, eh?” al pateticamente tronfio marito di Carlà, l’ex presidente Sarkozy, delinquente conclamato dopo che la Cassazione franzosa gli ha confermato una condanna a 3 anni per corruzione di un giudice d’altissimo rango, un procuratore generale della medesima Cassazione, per una storiaccia di intercettazioni, tangenti, spiate, ricatti, manie di persecuzione, miraggi. L’umiliazione è tale che il piccoletto, ridicolo nella sua grandeur in saldo, anche se in galera non ci finisce dovrà sfoggiare un prezioso braccialetto elettronico, roba chicchissima, per il prossimo anno.
Non ridi più adesso, eh? Ma a ridere siamo noi, siamo noi, pensando, e come farne a meno? Al risolino del puffettino marito della aspirante chanteuse con la degnissima cancelliera Angela Merkel. Ve lo ricordate tutti: chiedono a entrambi cosa pensano delle misure economiche di Berlusconi, ma in buona sostanza di Berlusconi stesso, e quelli, da capi di governo e di Stato, si scambiano una risatina offensiva, plateale, che non è solo o tanto per Berlusconi, ma per l’Italia. Un cocktail di disprezzo in parti eguali di criptonazismo e gallismo.
Perché a ridere erano i due padroni della Ue, quelli che tramavano per distruggerla, l’Italia. Riuscendoci. Il piano era dissestare la fascia mediterranea europea, non tanto la Grecia, che contava poco (e che poi conterà i suoi morti, i suoi bambini morti di stenti, che qualche cronista megafono preferiva, per diretta ammissione, censurare per non infangare le politiche unioniste), ma l’Italia, concorrente diretto dell’asse economico franco-tedesco. Quella risatina sprezzante, ma di più spregevole, fu una ammissione, fu la rivendicazione del male, fu il lampo più osceno in 30 anni di mascalzonate ai danni dell’Italia, purtroppo avallate da politici nazionali peggio che mediocri, infidi, infami e chiaramente pagati. Disgraziatamente quella sottomissione, al netto dei proclami a balconcino, continua ancora oggi, ma è un altro discorso.
Il piccoletto e la “culona inchiavabile” (definizione attribuita a Berlusconi ma mai pronunciata: fu una palla avvelenata di quelli del Fatto) non ridono più, adesso: lui in manette, elettroniche ma manette, lei condannata alla damnatio memoriae: il tracollo dell’economia tedesca parte con lei, parte dalla sua demente decisione di spingere su rinnovabili, carri elettrici, di chiudere le centrali nucleari e un sacco di altre nefandezze da totale bestiona politica.
Prosit! Oggi, naturalmente, Sarkò grida alla persecuzione, sono innocente, sono un martire, ci mancano solo i giudici comunisti. Come avrebbe detto il mio amico d’infanzia Giulio, uno nato ricco e quindi strafottente, vagamente vanziniano, e con la erre moscia: “Ma vai a cagaghe, ppighla!”. E adesso non ride più nessuno, né Sarkò, né Karlà, e nemmanco Die Bundeskanzlerin, sic transit gloria mundi. Kaputt mundi. O meglio, come cantava Finardi: “E tu ridevi e io piangevo, e invece adesso rido io”.
Che volete farci? È una risata carogna ma sacrosanta, liberatoria, dopo trent’anni di arroganza, di doppia morale, di cialtronaggine; qui non si difende tanto la memoria di Berlusconi, qui si rimettono un po’ di cose a posto e in particolare la colonizzazione eurounionista, franco-tedesca, sopra noialtri. Cosa che per troppo tempo, e con troppa indulgenza, è stata data per scontata e perfino esaltata dal nostro ignobile sistema di potere politico-giornalistico. Quanto a Sarkozy, è solo uno degli innumerevoli politici ridicoli sfornati in serie dalla Francia spocchiosa: ricordate, per dirne uno, Holland (che i telegiornali italiani, provinciali come non mai, chiamavano “Olon”?), che andava agli appuntamenti in motorino? Oggi poi, con quello che si ritrovano all’Eliseo, manco a parlarne.
Quanto alla Germania, si ritrova un’economia da terzo mondo, e ben le sta. Adesso il marito di annuncia i soliti ricorsi a vanvera, dalla Cedu alla Cepu, la Ceppa e quant’altro; intanto, già si annuncia per lui un altro processo in Cassazione, è l’affaire Bygmalion, che lo vede tirato dentro per ipotizzate “spese pazze” relative alla campagna presidenziale del 2012. Allons enfants de la ruberie. Ma ridicolmente tronfio fino alla fine: “Non posso accettare la profonda ingiustizia da me subita, non sono stati rispettati i miei diritti, il mio ricorso potrà forse portare a una condanna della Francia!”. Ok.
Max Del Papa, 19 dicembre 2024
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