Appunti sudamericani

“Condannato per tortura”. Nuovi guai per Maduro

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Un tribunale di Miami ha condannato Maduro e il Cartel de los Soles a pagare 153 milioni di dollari per la tortura di un prigioniero politico

Il giudice Federico A. Moreno ha stabilito che l’avvocato Carlos Marrón, che è stato detenuto per 878 giorni ed è stato torturato durante la sua prigionia in Venezuela, oltre a sua moglie e i loro due figli minori debbano essere risarciti dalla dittatura. Condannati oltre a Maduro, le FARC, il Cartel de los Soles , Vladimir Padrino López , il ministro della Difesa di Maduro, Maikel Moreno , capo della Corte Suprema con cittadinanza italiana, Tarek William Saab, il procuratore generale del regime e Tareck El Aissami, narcoministro del petrolio di Maduro.

Lula superstar a Buenos Aires: sì alla moneta unica, aiuti ai fratelli “democratici” di Cuba e Venezuela, un miliardo per il gasdotto (di shale gas, proibito in Europa e in Brasile perché inquinante) Nestor Kirchner, l’impeachment contro Dilma fu un golpe

Il VII vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC) inizia oggi a Buenos Aires ma ieri nel bilaterale tra Lula e il presidente argentino ha detto quanto sopra nel titolo e molto di più. Il summit rilancia la CELAC, un organismo creato da Chávez e Lula nel 2010 al fine di neutralizzare altri strumenti di integrazione regionale come l’Organizzazione degli Stati americani (OAS), a cui partecipano gli Stati Uniti, o le organizzazioni ibero-americane in cui sono integrati Spagna e Portogallo. È significativo che il principale problema regionale, la grave crisi che il Perù sta vivendo, non sia all’ordine del giorno dei colloqui, tra l’altro perché Bolivia, Argentina, Messico e Colombia hanno già detto chiaramente di appoggiare leader golpista Pedro Castillo e chi sta mettendo a ferro e fuoco il Perù (ieri altra giornata di attentati contro le strutture statali da parte dei supporter marxisti di Castillo).

Il Venezuela si unisce all’idea del Brasile e dell’Argentina per una moneta comune

Il dittatore venezuelano Nicolás Maduro ha annunciato che il suo paese, campione latinoamericano di inflazione, sostiene l’iniziativa lanciata dal Brasile e dall’Argentina, secondo paese della regione per l’inflazione, nel creare una moneta comune. “Annuncio che il Venezuela è pronto, e sosteniamo l’iniziativa per creare una moneta latinoamericana e caraibica. Indipendenza, unione e liberazione dell’America Latina e dei Caraibi!”, ha detto a reti unificate durante una manifestazione a Miraflores contro il blocco yankee contro Caracas.

Massiccia marcia contro Maduro per salari degni in Venezuela

Dipendenti pubblici e privati sono scesi per le strade di Caracas sotto lo slogan “siamo in piazza per un salario decente”. Erano migliaia di lavoratori pubblici e privati, insegnanti, medici e pensionati, che “guadagnano” 6 euro al mese, e hanno marciato a Caracas per la terza settimana consecutiva per chiedere aumenti salariali e ripudiare il governo di Maduro, che nonostante l’inflazione incontrollata (320%) assicura che l’economia venezuelana sta crescendo e la crisi finita. Volevano arrivare a Miraflores ma il regime li ha fermati. “Siamo insegnanti, non siamo criminali”, e “No allo stipendio per fame o alle pensioni di morte”, due degli slogan che hanno segnato la protesta. La gente è esausta, non possono sopravvivere con 6 dollari al mese quando il paniere di base è di 500.

Da parte sua, il deputato Oscar Figuera, segretario del Partito Comunista del Venezuela (PCV, alleato del Chavismo) pure lui nella marcia, ha annunciato che il PCV “ha rotto” con il governo perché “ha tradito il progetto storico del presidente Chávez.” “Il partito ha deciso di rompere con Maduro a causa della sua politica economica del lavoro contraria ai lavoratori, della repressione contro i leader, dei salari miserabili e di una politica che avvantaggia i settori del grande capitale e non il popolo”, ha detto. In contemporanea, il chavismo ha fatto la sua solita contromarcia per chiedere la “cessazione del blocco” e le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e da altri paesi. Convocata da Maduro, la contromarcia chiamata “ribellione antimperialista” è partita da due punti della capitale venezuelana ed è arrivata al Palazzo di Miraflores, dove è stata ricevuta dallo stesso Maduro a reti unificate.

Diaz-Canel celebra gli investimenti e gli affari all’Avana degli imprenditori

Nel bel mezzo della sospensione delle visite dei suoi pari Nicolás Maduro (Venezuela), Daniel Ortega (Nicaragua) e Guillermo Lasso (Ecuador), il Presidente di Cuba, Miguel Díaz-Canel, ha puntato gli occhi sui leader regionali arrivati a Buenos Aires per partecipare al Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC). In un hotel in via Reconquista 900, l’ambasciatore cubano, Pedro Pablo Prada, ha chiamato per un brindisi con Díaz-Canel, l’unico dei tre presidenti denunciati per violazione dei diritti umani presentein Argentina. Il dittatore ha incluso nel suo ordine del giorno un incontro bilaterale con Alberto Fernández e un altro con Lula.

Ma Díaz-Canel ha soprattutto incontrato uomini d’affari kirchneristi. “Sono convinto che continueremo ad andare avanti e consolidare le nostre relazioni, e che ogni volta che i progetti che stiamo sviluppando insieme avranno un beneficio crescente per entrambe le parti”, ha detto a Gramma. “Abbiamo iniziato la giornata in Argentina con uno scambio produttivo con uomini d’affari sulle opportunità di investimento e commerciali a Cuba. Notiamo l’interesse e il potenziale per lo sviluppo e l’espansione delle relazioni economiche e commerciali tra le aziende di entrambi i paesi”, ha detto il presidente cubano sul suo account Twitter. Dopo gli imprenditori il successore di Raúl Castro ha incontrato intellettuali, artisti ed accademici argentini.

Haiti insiste sull’invio urgente di una forza internazionale per combattere le bande armate

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres ha proposto di istituire una “forza di azione rapida” composta da soldati di uno o più Paesi e non sotto bandiera Onu. Tuttavia, per ora il progetto è fermo per la mancanza di uno Stato disposto a guidarlo. Gli Stati Uniti e il Canada hanno promosso colloqui su questo tema, ma finora non hanno mostrato intenzione di guidare l’operazione militare sollecitata dal governo di Haiti.

Paolo Manzo, 25 gennaio 2023


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