Sabato scorso il Tg1 delle 13,30 ha mandato in onda un servizio sul Covid-19, riguardante Trieste, da far impallidire il nostalgici della Pravda o, ancor meglio, i cultori del teatro dell’assurdo di Eugène Ionesco. “Prima i cortei contro il green pass e adesso l’impennata dei contagi. Trieste rischia di tornare in zona gialla. È il focolaio più importante del Friuli Venezia Giulia. Colpa degli assembramenti dei giorni scorsi, che la polizia ha dovuto addirittura disperdere con gli idranti. Gli ospedali sono in difficoltà per il gran numero di persone che si sono ammalate di Covid e si sono presentate nei pronto soccorso con i sintomi della polmonite. I letti sono tornati a riempirsi e i reparti dedicati ai positivi e al coronavirus sono saturi”.
I casi a Trieste sono aumentati?
A questa raggelante descrizione di una imminente ecatombe regionale, espressa con tono greve da una voce fuori campo, è poi seguita una breve intervista ad un medico del principale ospedale del capoluogo friulano, il quale ha dichiarato che dai primi di ottobre i ricoveri causati dal virus sono raddoppiati, passando da 2 a 4 al giorno. Un dato che, a tutta prima, visto anche l’avvicinarsi dell’inverno, non sembrerebbe particolarmente catastrofico.
Ora, prima di commentare brevemente questo inverosimile reportage della Rai servizio pubblico, segnalo che il raffronto con i numeri dello scorso anno è a dir poco imbarazzante. Se infatti il 30 ottobre del 2020 in Friuli Venezia Giulia si registravano 505 contagi -con 6.107 tamponi eseguiti-, 7 decessi, 35 terapie intensive occupate e 161 pazienti Covid ricoverati in altri reparti, oggi si contano 249 positivi –con ben 23.036 tamponi fatti-, 3 morti, 12 terapie intensive impegnate e 63 pazienti Covid ricoverati con sintomi. Eppure, a sentire la giornalista che ha confezionato il pezzo, la situazione ospedaliera della regione governata dal leghista Fedriga sarebbe prossima al collasso.
È solo propaganda
Ovviamente si tratta di una delle tante bubbole propagandistiche che dominano incontrastate l’informazione nazionale, in perfetta linea con la strategia di un allarmismo senza fine, che contiene alcuni elementi particolarmente inquietanti. In primis colpisce l’estrema sicurezza con cui si stabilisce in modo assoluto il nesso di causalità tra le manifestazioni di protesta triestine e il, seppur inesistente, peggioramento del situazione ospedaliera. In tal senso, così come sempre accaduto durante le peggiori dittature, viene individuato un colpevole, in questo caso i no-green pass del porto di Trieste, da utilizzare come comodo capro espiatorio se le cose dovessero volgere al peggio o, quanto meno, non andare come previsto dai fenomeni del regime sanitario. In questo caso siamo di fronte ad una sorta di illiberale presunzione di colpevolezza del reato di epidemia colposa espressa a mezzo stampa, indegna di un Paese civile.