Politica

Il M5S non strappa: governo salvo

Conte abbaia ma non morde

Il leader dei grillini consegna la lista della spesa a Draghi. Ma per ora non strappa

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Vorrei, ma non posso. I fatti dimostrano che Giuseppe Conte è più leader di sé stesso che non del Movimento Cinque Stelle, dove ancora conta – eccome se conta – la volontà di Beppe Grillo di restare appeso alla sottana di Mario Draghi. Finisce così, con un nulla di fatto, la settimana di polemiche, presunti discorsi di rottura, finti strappi e adii al governo. Contrordine grillini, non si esce dalla maggioranza. Retromarcia tutta, almeno fino a fine luglio.

C’era da aspettarselo, a dire il vero. Quando trapelò la presunta richiesta di Draghi a Grillo di “silurare” Conte e seguire la strada “governista” segnata da Di Maio con la scissione, pareva quasi che l’avvocato del popolo potesse davvero dare il colpo di reni. Supermario era stato pure costretto a tornare in fretta e furia dal vertice Nato di Madrid. Giuseppi pareva voler cogliere l’occasione per lo scontro finale, mandare al diavolo il governo e mettersi all’opposizione in attesa delle elezioni. L’Elevato però ha detto no, ha sbarrato la strada, è sceso a Roma e ha riportato il leader (?) a più miti consigli. Il resto è cronaca di queste ore.

Conte, poverino, costretto a invertire la rotta, ha chiesto un incontro a Draghi di dubbia utilità. Risultato: “Restiamo” ma a “disagio”. Un “profondo disagio”. Il M5S denuncia “attacchi pregiudiziali”, “mancanze di rispetto”, “invettive intese a distruggere la nostra esistenza” e “indifferenza rispetto alle nostre legittime richieste”. Senza contare che la partecipazione all’esecutivo ha “sfibrato ed eroso” l’elettorato. Che in effetti s’assottiglia sempre più. Sbraitano, i grillini. Ma per ora senza conseguenze politiche vere. Per rendere la farsa meno aleatoria, Giuseppi s’è infatti limitato a consegnare a Supermario una lista di richieste del M5S: reddito di cittadinanza, salario minimo, contratti a tempo indeterminato, no trivellazioni, sblocco della cessione del credito per il Bonus 110%, anticipazione del cashback fiscale e chi più ne ha più ne metta. L’obiettivo sarebbe quello di dare “un segnale di forte discontinuità” al governo, ma tutte quelle proposte non riuscirebbe a realizzarle nemmeno un governo monocolore grillino con il 70% di preferenze. Figuriamoci un esecutivo-ammucchiata come l’attuale.

Dunque, a conti fatti, si tratta di pura tattica. Un modo per lanciare la palla in avanti. Per ora Conte non ha fatto sapere se voterà o meno la fiducia al dl Aiuti in votazione sulle prossime ore. “Lo saprete a breve”, dice ai cronisti. Ma è probabile che per mese non ci saranno altri scossoni. Giuseppi ha dato tempo “entro luglio” a Draghi per riflettere sulla lista della spesa, poi serviranno “risposte chiare e risolutive”. Detto così, tutto è possibile. La verità è che per ora Conte avrebbe voluto mordere, e invece si ritrova costretto ad abbaiare. Chissà se tra un mesetto avrà davvero la forza per strappare.

Giuseppe De Lorenzo, 6 luglio 2022