Nel weekend, si è molto discusso del fatto che Palazzo Chigi si sia trasformato nella succursale di un ufficio giudiziario, con Giuseppe Conte e due altri ministri sentiti dai pm di Bergamo a proposito della famigerata zona rossa non istituita a Bergamo. Alla fine, gli inquirenti, anziché scegliere il silenzio, hanno parlato: secondo i media amici del governo, lo hanno fatto per allontanare da Conte ogni ombra; secondo altri, solo per attenuare – diciamo, per un minimo di galateo istituzionale – la sensazione di una precisa responsabilità in capo al governo che sembrava emergere da precedenti dichiarazioni dei pm bergamaschi.
Così, secondo un costume che abbiamo imparato a conoscere fin troppo bene, è partito l’oroscopo degli avvisi di garanzia. Saranno inviati? E a chi? Solo ai membri del governo? Anche ai rappresentanti della regione? Chi li riceverà potrà attenuare la notizia parlando solo di “atto dovuto”, oppure, nella follia che conosciamo dal 1992, un avviso di garanzia sarà trasformato in una sentenza anticipata di condanna? Lo scopriremo presto.
Quello che invece non abbiamo bisogno di scoprire è un malcostume politico e mediatico ormai radicatissimo a sinistra: quello di un inaccettabile doppio standard. Quelli che adesso si dolgono perché la magistratura si preparerebbe a sindacare le scelte politiche (e come tali discrezionali) del governo Conte, sono gli stessi che invece festeggiavano freneticamente quando, nei mesi scorsi, con il voto compatto dei senatori giallorossi, veniva sancito il medesimo sindacato giudiziario sugli atti legittimamente compiuti, nell’esercizio delle sue funzioni, da Matteo Salvini, quando era ministro dell’Interno. Non va dimenticato che Salvini è stato mandato a processo, con accuse gravissime, per atti compiuti nella sua qualità di titolare del Viminale: eppure a sinistra si esultava. Oggi invece, a parti invertite, sono i giallorossi a scoprire che c’è un problema, che gli atti amministrativi e di governo non dovrebbero essere trattati con il codice penale. Solita storia: forcaioli per gli altri, garantisti per se stessi.
Personalmente, considero disastrosa la gestione sanitaria di Conte. E non credo vi siano dubbi sulla responsabilità del governo nel ritardo degli interventi in Lombardia: è la Costituzione a prevedere la responsabilità statale per la profilassi, ed è la Costituzione ad affidare sempre allo stato la decisione sullo stop alla circolazione sul territorio nazionale. Così come tocca allo stato mobilitare esercito e forze dell’ordine per garantire il rispetto di un’eventuale chiusura. Ma al tempo stesso – poiché credo alla separazione dei poteri – sono convinto che sia pericoloso affidare alla magistratura il compito di giudicare ex post un atto politico, la sua opportunità, e quei margini di discrezionalità che necessariamente devono spettare al decisore politico. Su tutto questo, il giudizio spetta agli elettori, non a procure e tribunali.