Si tratta di una notizia-bomba, come insegnano alle scuole di giornalismo: il “nuovo” Statuto del Movimento Cinque Stelle è stato sospeso e Giuseppe Conte non è più tecnicamente il leader del M5S.
Si tratta dell’effetto di un ricorso presentato lo scorso ottobre da un gruppo di avvisti grillini. I ricorrenti si erano rivolti al tribunale di Napoli per protestare contro le novità introdotte nel nuovo statuto pentastellato, varato ad inizio agosto e perno dell’incoronazione dell’avvocato del popolo a leader del Movimento. I giudici napoletani si sono presi un po’ di tempo per riflettere e oggi hanno deciso di sospendere in via cautelare le delibere del 3 e 5 agosto per “gravi vizi nel processo decisionale” interno al M5s. In particolare, a sollevare dubbi è l’esclusione dalla votazione online di oltre un terzo degli iscritti. “L’illegittima esclusione dalla platea dei partecipanti all’assemblea del 3 agosto 2021 degli iscritti all’Associazione Movimento 5 stelle da meno di sei mesi – si legge nel dispositivo – ha determinato l’alterazione del quorum assembleare nella deliberazione di modifica del proprio statuto”. Dal voto furono esclusi oltre 81mila iscritti da meno di sei mesi: in questo modo la base elettorale era passata 195mila a 113mila iscritti, abbassando di conseguenza il quorum. “Appare chiaro – si legge ancora nel dispositivo – che l’assemblea dell’Associazione Movimento 5 stelle che ha deliberato il 3 agosto del 2021 non era correttamente costituita perché risulta che vi hanno partecipato un numero di iscritti inferiore a quello richiesto in prima convocazione. I 60.940 iscritti che vi hanno partecipato erano di numero inferiore alla metà più uno del quorum”.
Esulta l’avvocato Lorenzo Borré che assiste i ricorrenti: “Il Movimento è stato totalmente decapitato”, dice all’Adnkronos. “Decade la carica di Conte e in questo momento una guida non c’è. Il M5S si trova all’anno zero con l’azzeramento delle sue cariche. Unica via di uscita, la costituzione del Comitato direttivo”.
Si tratta dell’ennesima tegola per Conte nel giro di pochi giorni. Prima la debacle al Quirinale, con la bocciatura di Elisabetta Belloni. Poi la lite con Di Maio. E adesso la grana giudiziaria sullo statuto. Giuseppi quindi si trova in un mare di guai: non solo dovrà fare i conti con la faida interna tra “contiani”, “dimaiani” e “neutrali”; non solo dovrà gestire un Luigi Di Maio sempre più orientato a portare avanti la sua “corrente”, soprattutto dopo le dimissioni dal Comitato di garanzia; ma sarà costretto ad affrontare la tempesta senza avere la “legittimazione” formale del nuovo statuto. Il ministro degli Esteri ne approfitterà?
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