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Conte e il fallimento della democrazia

Nell’ultimo discorso al “suo” popolo Conte ha decretato il fallimento di circa 500.000 attività

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Il 54% è la percentuale di gradimento del primo ministro italiano Giuseppe Conte ad oggi. Una percentuale molto pericolosa nell’ottica della attuale deriva democratica della nostra nazione. Una percentuale che da anni non si registrava così alta in questo Paese verso un singolo leader. Questo, purtroppo, evidenzia il fallimento della democrazia in Italia. In un periodo storico dove sono stati annientati i nostri diritti fondamentali e forse il più importante tra questi, la libertà, ci rendiamo conto che gli Italiani si sentono “protetti” da scelte unilaterali ordinate da un singolo individuo verso 60 milioni di abitanti. Fa paura rilevare che non si sia pronti alla democrazia.

Davvero la maggior parte degli Italiani preferisce una forma di controllo, di caccia alle streghe, di paura, piuttosto che la sopravvivenza dei nostri diritti? Sono quasi scomparsi i nostri ministri dalla scena politica. Si sentono troppo poco. Il Parlamento ed il Senato sono passati dall’essere l’organo di rappresentanza della collettività ad organi non più essenziali nelle loro funzioni di confronto e democrazia. Il primo ministro entrato in punta di piedi, silenziosissimo in partenza e da tanti definito come “burattino” nelle mani di Di Maio e Salvini durante il suo primo governo, oggi ha monopolizzato completamente la scena. È brutto e pericoloso, durante i suoi interventi a rete unificate sentire ciò che ci consente di fare e ciò che non consente. E lo fa con una pericolosa gestualità, quella di puntare l’indice verso la telecamera, verso tutti noi come per volerci intimidire ed intimorire. Una gestualità nascosta da una voce che appare rassicurante. Ma la gestualità non può mentire, la gestualità non mente mai! E la cosa più pericolosa è accettare passivamente queste scelte unilaterali che schiacciano i nostri diritti. Penso che tutti converranno che sia stato fondamentale rallentare i contagi da Covid-19. Ma da qui a voler instaurare un clima di terrore c’è un vero e proprio abisso.

Se a voi chiedessero di scegliere tra ricchezza economica e potere voi cosa scegliereste? Il denaro oppure l’onnipotenza? Credo che non esista cosa più afrodisiaca dell’idea di sentirsi capo di una nazione. Capo, non guida! Perché una guida è una persona esperta e autorevole che conduce con lungimiranza e rispetto il proprio popolo verso una rinascita, che sia culturale o economica o sociale o sanitaria. Un capo, a differenza della guida, è un uomo autoritario che prende azioni e provvedimenti nell’intenzione di far credere al popolo che siano scelte necessarie per la sopravvivenza del popolo stesso quando, invece, si tratta di scelte per aumentare solo il suo ego e la sua popolarità. E il 54% ne è la conferma.

Nell’ultimo discorso al “suo” popolo Conte ha decretato il fallimento di circa 500.000 attività in tutta Italia prolungando il lockdown al 18 maggio e al 1° giugno. Ma un capo cosa fa quando ci toglie qualche cosa? Mentre con una mano toglie con l’altra fa finta di dare. Ne è la prova la concessione data alle imprese manifatturiere di aprire le proprie attività da lunedì 4 maggio non accorgendosi che si è passati dalla richiesta di “dove riaprire subito” a “come poter riaprire”.

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