Mentre Conte vivacchia baldanzoso, un’altra scure sta per abbattersi sul Governo: i rapporti sempre più tesi con Banca d’Italia, che rischiano di minare il bilancio dello Stato. Al Premier non è andato giù che le nomine del Direttorio siano state fatte senza un accordo preventivo con Palazzo Chigi. Da quel momento, Lega e M5S hanno iniziato a bombardare la nostra banca centrale con mosse provocatorie, dalla nazionalizzazione, alla pazza idea di utilizzare l’oro, fino alla commissione parlamentare d’inchiesta con lo scopo di mettere sotto accusa la Vigilanza per gli omessi controlli.
Ma via Nazionale, in silenzio, è passata al contrattacco. Per prima cosa, disattendendo la direttiva dell’esecutivo sulla vendita degli immobili non funzionali volta a recuperare 18 miliardi, comunque già usati nell’ultima Legge di bilancio a copertura di ‘reddito di cittadinanza’ e ‘quota cento’. Se dovessero venire a mancare, saranno l’ennesimo buco da ripianare. Gli altri enti coinvolti, Demanio, ex Province, Comuni, Inps, hanno già iniziato le procedure di dismissione, ma non Banca d’Italia, che pure ha una sua società, la Sidief, con un patrimonio di circa 2 miliardi di euro. Stabili di pregio in tutta Italia che il capo servizio immobili, Luigi Donato, non sblocca. Una semplice disattenzione o, come fanno intendere dirigenti vicini al Direttorio, volontà di non collaborare con un governo che vuole Bankitalia meno autonoma e sotto il proprio controllo?
La mossa più eclatante potrebbe avvenire a settembre. Il Servizio Studi e la Cassa Centrale, al pian terreno di Palazzo Koch, stanno infatti valutando la possibilità di un aumento delle riserve auree, l’unico asset che può essere utilizzato in caso di crisi internazionali. L’acquisto dell’oro avverrebbe gradualmente, per non creare ripercussioni nei mercati, ma con conseguenze immediate per il bilancio dello Stato: ridurrebbe l’utile che la Banca d’Italia gira al Tesoro. Per inciso, tale utile nel 2018 è stato attorno ai 5,7 miliardi, parte dei quali, insieme al dividendo di Cassa Depositi e Prestiti, sono stati usati per la trattativa con la Commissione europea, salvando l’esecutivo dalla procedura di infrazione. Visco potrà dire che altre banche centrali, come quella cinese, polacca e russa, hanno recentemente acquistato il prezioso metallo. L’esatto contrario di ciò che ha in mente il Governo, cioè che, oltre agli immobili, Bankitalia venda anche l’oro per consentire alla maggioranza di spendere a piacimento. Il piano di via Nazionale è in linea con l’ultima esternazione di Mario Draghi, da cui è emerso che tutti gli strumenti di politica monetaria a disposizione della Bce sono stati già utilizzati e l’unico margine di manovra che rimane sembra essere proprio il ricorso ai lingotti gialli.
Per Conte e il suo simpatico esercito di Franceschiello sarà un problema drammatico se Banca d’Italia smetterà di rimpinguare le casse dello Stato. Ma l’Avvocato degli italiani, Salvini e Di Maio fingeranno ancora, come le tre scimmiette, di non vedere, non sentire e non parlare. La lezione di Renzi, bruciatosi sulle banche, gli attacchi a Visco e la commissione d’inchiesta, non sono serviti a nulla. Senza elezioni anticipate, Il baratro, come ripetono a Salvini i principali dirigenti della Lega (Giorgetti, Zaia e Fontana), è vicino. Contenti Salvini e Mattarella, contenti tutti…
Luigi Bisignani, Il Tempo 28 luglio 2019