E in questo scontro fra le aspettative oniriche contiane di una “next generation” europea con la quale blindare la propria figura e l’irriducibilità reale delle burocrazie Ue che cosa accade? A finire stritolato è il piano della “concretezza”: gli investimenti nazionali e il rilancio del mercato e della domanda interna. La riprova è giunta ieri: con il nulla di fatto del Consiglio europeo e il rinvio a luglio del Recovery plan (con la tenaglia del Fondo salva Stati che si avvicina sempre più).
Tutto ciò è solo colpa di Giuseppe Conte? Non esattamente. Se è vero come è vero che Sergio Mattarella ha dato al governo il mandato per il vertice dei capi di governo Ue, l’allineamento fideistico di Quirinale e Palazzo Chigi sulle capacità terapeutiche del pacchetto (o pacco?) europeo altro non che può che determinare, come effetto collaterale, la logica reiterata del rinvio sul rinvio. Che si traduce, drammaticamente, in questo lockdown travestito da riapertura.
Antonio Rapisarda, 20 giugno 2020