Giuseppi ha un “agente all’Avana” che però non è Alessandro Di Battista. Si tratta invece di Ugo Zampetti, Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, segno zodiacale capricorno, creatura metà capra metà pesce. Missione: un Conte ter. Il grand commis sta lavorando alacremente affinché solo il dimissionario governo giallo-rosso si ricomponga. Sempre che, nello schema che sta esplorando la giovane marmotta Roberto Fico, il Pd di Zingaretti decida di suicidarsi definitivamente. Fuori ancora da Palazzo Chigi e dal Viminale, dove dovrebbe restare la sceriffa Luciana Lamorgese, preferita dal nostro agente Z, ma anche adieu al Mef, dove siede lo zelante Roberto Gualtieri, punta di diamante della scuderia di Goffredo Bettini, il più intelligente e sottile dirigente del Pd. Al suo posto, come pretende Matteo Renzi, un tecnico come Carlo Cottarelli o, direttamente catapultato dalla Bce, Fabio Panetta. Purtroppo i tentativi di Renzi con Mario Draghi Premier stanno andando in fumo, deciso com’è, da classica primadonna, ad entrare in campo solo quando spread e mercati finanziari ci gireranno definitivamente le spalle.
Zampetti, ambizioso e spregiudicato
Ma chi è davvero l’agente Z? Zampetti, apparentemente schivo, con una bella chioma bianca, un’aria ammiccante e galante, è una vera e propria macchina di potere che governa con piglio deciso i meccanismi del Colle, di cui tiene saldamente le fila insieme ai milieu che contano, dalle banche all’Intelligence. Appassionato lettore di Federico De Roberto, del quale ha apprezzato soprattutto il romanzo incompiuto L’imperio, il cui protagonista è don Consalvo Uzeda, uomo ambizioso e spregiudicato il quale, eletto deputato, si trasferisce a Roma dalla sua Catania a farsi largo nella vita politica. Tifoso della Lazio, gran camminatore nei giardini del Quirinale, oltre ovviamente al Presidente Sergio Mattarella, ha due ideali punti di riferimento: Leopoldo Elia, il grande giurista cattocomunista con il quale si laureò con una tesi in diritto costituzionale, e Luciano Violante, che lo volle segretario generale della Camera, incarico che ha tenuto per quasi un ventennio. Due fari che lo vedono fieramente contrario al centrodestra, Salvini e Meloni in testa e soprattutto a Matteo Renzi ma anche alla possibilità di nuove elezioni sognando un secondo mandato al Colle affianco al suo Capo.
Con Mattarella, anche per consuetudine familiare da parte dei genitori, il rapporto è iniziato quando, uno come deputato e l’altro come funzionario, hanno iniziato a lavorare nella commissione affari costituzionali di Montecitorio. Dall’elezione a giudice costituzionale, Zampetti gli è sempre rimasto fedele, con appuntamento fisso la domenica mattina nella Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte. Nelle consultazioni di questi giorni siede costantemente alla destra del Presidente mentre alla sinistra prende diligentemente appunti Daniele Cabras, Consigliere parlamentare, figlio d’arte anche lui di un altro autorevole esponente della sinistra Dc, con Giovanni Grasso fuori dalla porta come un corazziere a controllare che tutto proceda regolarmente.
Regista del Conte ter
Qualche inciampo però non manca mai, come quando è entrata la delegazione più numerosa, quella del centrodestra. Si sono accorti che erano in tredici e tutti a chiedersi chi fosse il “Giuda” di turno. Forse in realtà più d’uno. Oppure come quando qualcuno, in tempo di Covid, ha cercato di bere scartando la plastica attorno alle bottigliette con un fruscio ampliato dall’eco del salone.