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Conti correnti a rischio, 3 cose da fare

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Sei tedesco? Attenzione, perché oltre 200 banche in Germania hanno già cominciato a far pagare i depositi in conto corrente ai loro sottoscrittori. Quando accadrà lo stesso anche in Italia? Tutto dipende dal fatto che sempre più investitori e risparmiatori stanno congelando in conto corrente i propri capitali. 1700 miliardi di Euro in Italia, 2200 in Francia, 2500 miliardi in Germania, oltre 2000 in Inghilterra. Ormai buona parte dei capitali privati di cittadini ed imprese sono depositati in conto corrente. È il prezzo della paura, il prezzo dell’incertezza, il costo di una condizione che nessuno aveva mai sperimentato prima.

Effetto paura

Gli Inglesi li definiscono Pandemic savings (risparmi pandemici). Manca la visione del futuro, la paura dell’epidemia, e quindi della perdita della salute, la paura di perdere il lavoro, la paura di perdere i propri capitali sta congelando le scelte di tutti. Ma tutto questo ha un prezzo non indifferente anche per il sistema bancario e, di conseguenza, anche per le tasche dei risparmiatori di tutta Europa che hanno scelto di smettere di investire e di lasciare i propri soldi in conto corrente.

La notizia forte, che dovrebbe far riflettere tutti, arriva proprio dalla Germania, dove oltre 200 banche, così come riporta un articolo di Welt.de, giornale finanziario online tedesco, hanno introdotto un costo per il mantenimento dei depositi, anche quelli retail, cioè della clientela normale, a partire dal primo euro lasciato in conto corrente. Sempre Welt.de anticipa un’altra notizia che fa riflettere: persino la Banca on-line N26 (istituto nato proprio con l’idea di rendere il meno costoso possibile l’utilizzo dei conti correnti degli eventuali sottoscrittori) sarebbe sul punto di introdurre un costo per i depositi per le somme eccedenti i 50 mila euro.

Costo depositi

Perché questi costi? Perché le banche, con i tassi di interesse a zero o addirittura negativi, non riescono più a guadagnare dalla normale attività di intermediazione, ed il mantenimento di depositi con quantità di denaro così importanti finisce per generare dei costi che alla lunga pesano e peseranno sempre di più sui bilanci degli stessi istituti di credito. Non dimentichiamo che, proprio all’inizio di quest’anno, anche alcune banche italiane avevano pensato di introdurre costi analoghi a quelli tedeschi, facendo poi marcia indietro proprio per evitare situazioni spiacevoli con i correntisti.

Tuttavia il perdurare della crisi e l’aumentare delle masse di risparmi in conto corrente sta portando le banche di mezza Europa a seguire o immaginare di seguire quanto già fatto in Germania. Proprio ieri in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio, sia il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, sia il Presidente della Repubblica sono tornati a parlare con preoccupazione della mole di risparmi detenuti in conto corrente. I due massimi vertici, uno del sistema bancario nazionale, l’altro della stessa Repubblica, hanno posto l’accento sull’improduttività di questa enorme massa di denaro e soprattutto sul peso che questa potrebbe avere sia per la crescita del Paese se fosse trasformata in investimenti produttivi, sia, nella direzione opposta, proprio per il peso che ha sui bilanci bancari e sul futuro dei risparmiatori, incapaci in tal senso di fare in modo che questa massa di risparmio crei, attraverso gli interessi, una crescita dei capitali nel tempo.

Risparmiatori, come difendersi

Insomma lo stallo, il congelamento delle scelte di investimento, starebbe diventando un peso per l’intero sistema. Ma non serve parlarne, non serve continuare a mettere l’accento sulle scelte dei risparmiatori, se la politica di tutta Europa, e forse del mondo, è incapace di generare fiducia, leadership e visione del futuro. L’assurda gestione della pandemia sta portando le popolazioni ad allontanarsi sempre più da chi non riesce a dimostrare di avere coerenza, idee e capacità di gestire un momento sicuramente difficile, ma reso ancor più complicato da decisioni cervellotiche e sempre intempestive.

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