Chi pagherà il costo dei tassi negativi? Perché ormai è chiaro che qualcuno dovrà pagarlo. Per comprendere cosa ci aspetta cerchiamo di comprendere cosa sta accadendo realmente. Andreste in banca a chiedere un prestito e poi, una volta ottenutolo, invece di spendere i soldi che vi sono stati “affidati” li depositereste presso la stessa banca pagando un tasso del -0,50%? No, vero? Pensereste che sarebbe una follia vero? Un assurdo no?! Eppure è quello che sta realmente accadendo. E’ quello che stanno facendo le banche in Europa. Prendono i soldi dalla Bce ed invece di investirli li depositano presso la stessa Bce dove pagano il -0,50%.
Ma perché accade? Mario Draghi alla guida delle Bce, per anni, per favorire gli investimenti, ha inondato il mercato di liquidità, una liquidità prestata alle banche perché la utilizzassero prestandola a loro volta a famiglie e imprese. Tuttavia, Solo una minima parte di quei soldi è arrivata alle famiglie e alle imprese. Gli istituti di credito li hanno accantonati in depositi che potessero garantire loro la sopravvivenza futura e sanare i bilanci dettati dalle nuove regole comunitarie in materia di solidità bancaria.
Quindi. Se da una parte Draghi ha provato a far ripartire l’economia, dall’altra normative sempre più stringenti sui bilanci, dettate dai nuovi organismi di controllo dell’Unione Bancaria Europea, hanno costretto le banche a innalzare i loro parametri patrimoniali, per evitare, nelle condizioni peggiori, il fallimento. Così il modo migliore per evitare guai per gli istituti di credito è quello di prestare il meno possibile ed accantonare quanto di più possibile. Questo ha portato all’assurdo che la liquidità arrivata dalla mano destra (Bce), insomma, è stata ripresa da quella sinistra (Eba).
Peccato che la testa pensante avrebbe dovuto essere la stessa. Draghi, pur di spingere le banche ad investire, ha pensato di penalizzare gli accantonamenti arrivando ad applicare un tasso negativo che ha raggiunto il suo minimo proprio a settembre scorso: -0,50%. A questa situazione anomala, si va a sommare poi quella dei risparmiatori che, impauriti dalla congiuntura, stanno aumentando le quote di risparmio tenute in conto corrente, e queste stanno appesantendo ancora di più i bilanci delle banche stesse. I 1500 miliardi che noi italiani, lasciamo infruttiferi in conto, determinano per le banche un costo dello 0,50% costano quindi 7,5 miliardi. In Germania i miliardi in conto corrente sono circa 3000 mld che rappresentano un costo per le banche tedesche di 15 miliardi di euro.
Chi lo paga il conto? Finora lo hanno fatto le banche. Ma in Germania il vento è cambiato e molte banche stanno scaricando quel conto sui risparmiatori, così come avviene in Austria, Olanda, Francia, così come avrebbe voluto fare Unicredit in Italia. Le domande vera, a questo punto sono: Perché banche e risparmiatori sono afflitti dalla stessa malattia, cioè dalla voglia di non investire? Come fare a sbloccare questo circolo vizioso che sta portando ad una stagnazione economica l’intera Europa? Perché risparmiatori e banchieri sono disposti a perdere denaro lasciando i soldi in liquidità?
E soprattutto, da questo impasse come se ne esce? Forse l’unica strada a questo punto potrebbe essere rappresentata da una forte politica d’incentivi fiscali a favore degli investimenti, ma l’austerity imposta dalla politica europea e che sta bloccando anche la Germania, va nella direzione opposta e non lascia presagire nulla di buono… soprattutto per i conti correnti…
Leopoldo Gasbarro, 19 ottobre 2019