Dan Hannan è un autentico punto di riferimento, una delle poche bussole – culturali e non solo politiche – che possano aiutarci a non smarrire la rotta anche nei momenti più confusi.
Parlamentare europeo dei Conservatori britannici fino a qualche mese fa, tra gli architetti della campagna Brexit, editorialista del Telegraph, animatore dell’Initiative for Free Trade, Hannan è un thatcheriano convinto, è fautore di un conservatorismo animato dalla libertà, crede nel mercato, diffida in ogni ambito di pianificazioni, logiche stataliste, interventismi pubblici. Il suo stesso euroscetticismo nasce esattamente da questi presupposti: perché vede in questa Ue una pericolosa attitudine all’iper regolamentazione, all’omologazione e all’omogeneizzazione forzata, insomma un paradiso per gli statalisti e un inferno per i liberali e i fautori della competizione in ogni ambito (fiscale, regolatorio, giuridico).
Perché citare Hannan sul sito di Nicola Porro? Perché Hannan la pensa – mi permetto di dire – come molti di noi anche sul Covid: non condivide le risposte isteriche e ultrarestrittive, confuta in modo razionale la logica del lockdown, teme uno sfascio economico irrimediabilmente destinato a realizzarsi nonostante gli esorcismi stregoneschi dei governanti che lo negano proprio mentre lo procurano. Hannan, pur difendendo con vigore le sue posizioni liberali, non è un estremista. La scorsa primavera ha comunque accettato il lockdown, quando è stato imposto anche in Uk, come espediente per “comprare tempo” e evitare una pressione eccessiva sul sistema sanitario. Ma naturalmente lo avrebbe voluto più breve. E da allora, tra i primi, non ha smesso di mostrare a tutti l’alternativa svedese, fatta sì di precauzioni ma non di chiusure sistematiche e generalizzate.
La scorsa settimana, tuttavia, Hannan si è rivolto a chi la pensa come lui, e quindi anche a noi, ammonendoci a fare i conti con una realtà dolorosa: i sondaggi attestano che pressoché ovunque nel mondo, a causa della paura reale e di quella inoculata da governanti e virologi, la maggioranza della popolazione ha un’opinione diversa dalla nostra. Il grosso dei cittadini è favorevole ai lockdown e a restrizioni durissime. Naturalmente si oppone a tutto questo la parte di società che vive nella trincea dell’impresa e della professione, ma si tratta di una minoranza, anche se molto consistente.
Ecco, Hannan ci invita con razionalità a elaborare questo lutto, e a non commettere (a parti invertite) gli stessi errori di spocchia e presunzione di cui sono regolarmente protagonisti gli intellettuali progressisti, quelli ossessivamente anti Brexit, pro Ue, anti mercato, politicamente corretti, e così via. Costoro, chiusi nella loro bolla autoreferenziale, tendono da anni a giudicare e disprezzare le maggioranze di elettori che la pensano diversamente da loro.
Attenzione, ci dice Hannan: purtroppo stavolta tocca a noi stare in una bolla (quella degli anti lockdown razionali e liberali), stavolta tocca a noi misurarci con grandi maggioranze animate da sentimenti diversi. Ecco, non dobbiamo comportarci come quelli che abbiamo detestato in mille altre occasioni: non dobbiamo dare pagelle al popolo, non dobbiamo assumere un’aria di superiorità, non dobbiamo dare per scontato che gli altri siano “obbligati” a darci ragione.